“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
Per un giorno si può
Cosa tiene insieme il fallimentare regime rumeno-arcorese di Berlusconescu e la sua orda di ventriloqui, leccaculi, censori, corruttori, compagni di loggia, chirurghi plastici, cartellonisti, stipendiati palesi e nascosti? La pura occupazione militare dei media? Il patto d’affari con speculatori, palazzinari e mafiosi che cercano di arraffare gli ultimi saldi di appalti e panorami? Il sonno della sinistra istituzionale che rimuginando strategie per il possibile dopo, non fa quasi nulla per l’adesso, continuando a bearsi nelle insalivate poltrone di Vespa? O la poca combattività di tanti comici e cantanti e registi, assai pronti al lamento ma prudentissimi nel dispiacere al Minculpop, per poi ritrovarsi in qualche ecumenica premiazione televisiva, o melassa di videoclip? Arrabbiati o indifferenti, contempliamo il declino di un paese che certo non sfolgora a sinistra, ma da un pezzo non è più berlusconiano. Un paese oppresso da un governucolo codardo e incapace che cede ai ricatti degli straricchi e scappa davanti a ogni problema sociale, e a ogni opinione pubblica non manipolabile e tenace, come la maggioranza pacifista. Un governucolo pauroso di ogni critica, che ha bisogno di sei televisioni per puntellare lo zero delle sue ragioni. Che arranca verso uno scomodo voto, chiedendosi quale uso privato potrà farne. Ampliare l’azienda Berlusconescu? Garantirgli la fuga col bottino? Preparare un governo Amato in differita con Andreotti al mixer?
Ma questo fallimento è mascherato da una precisa ideologia. Che non è il totalitarismo Stalinvest di Berlusconescu né la farsa del bipartisan. E’ la vecchia italica filosofia del giorno per giorno, fetente e necessaria quando riguarda la sopravvivenza dei singoli, ipocrita e impotente quando la applica uno stato.
Cosa insegna questa filosofia, o filoflussia o one-day-swindle o new improvisology, come direbbe il creativo Tremonti? Che per un giorno si può commettere qualsiasi truffa o reato. Basta aspettare qualche giorno perché tutto sia dimenticato, o frullato nella propaganda. Ogni giorno, una patacca nuova per nascondere la patacca vecchia. Impotenza travestita da forza, con tanto di cerone, lifting, e depilazione dei media. Esempi.
Per rilanciare l’economia, per un giorno possiamo riciclare il danaro sporco, falsare i bilanci o esportare i capitali all’estero, l’ha detto il premier e l’ha confermato il ministro al Tracollo, onorevole Tremonti, detto anche «vieni avanti creativo».
Per un giorno si può mandare Previti a corrompere i giudici. Quando arriva la condanna, parliamone un giorno e poi più.
Per un giorno è lecito torturare anche in Italia e Usa e Inghilterra. Basta dichiararsi nauseati subito dopo. Se in quel giorno il torturato muore, cazzi suoi: non ha afferrato lo spirito del carpe diem.
Si può dire un giorno che in Iraq la guerra è finita e che i soldati restano come contingente di pace. Se il giorno dopo la guerra riscoppia, beh, ormai siamo lì.
Per un giorno un premier logorroico che da mesi sproloquia e fa propaganda sulla guerra, può chiedere il silenzio stampa.
Per un giorno possiamo collegarci in diretta coi nostri soldati e far finta che sia tutta una telenovela, ma il giorno dopo torneranno a essere facili bersagli.
Per un giorno in parlamento può andare in scena la centesima replica della farsa «A noi non ci dà ordini nessuno», da parte di leghisti matricianizzati, poltronari di aenne, e portaborse di centro e il giorno dopo tutti in riga a servire il premier.
Per un giorno si può delirare del ponte di Messina e dell’Impero romano, tanto il week end successivo saremo in fila sulle autostrade collassate, o sulla tangenziale di Mestre o Milano, e la prima frana o alluvione distruggerà un altro pezzo di paese.
Per un giorno si possono condannare i generali bugiardi, poi verrà la prescrizione.
Per un giorno Mortisia Moratti può chiamare grande riforma scolastica un pasticcio da somari (in inglese donkeys) che gli insegnanti hanno già bocciato.
Per un giorno possiamo chiamare ministro della cultura uno come Urbani che è pronto a vendere Capri a Michael Jackson.
Per un giorno possiamo affidare il servizio pubblico a Cattaneo e a Gasparri, che dimostrano come il futuro della comunicazione abbia due grandi potenzialità: la banda larga e la banda dei ruffiani di Silvio.
Per un giorno si possono caricare gli operai perché hanno affossato la Fiat, o insultare i dipendenti Alitalia perché si sono intascati i bond, oppure sostenere che il crac Parmalat nasce dal costo della ricotta e dall’avidità delle mucche.
Per un giorno si può scatenare la polizia a Genova, per un giorno si può inseguire il rapinatore fino a dieci chilometri dal negozio, per un giorno si può intervistare un serial-killer come se fosse un guru.
Per un giorno, il 4 giugno, si potrà militarizzare l’Italia e trasformare la televisione in un McDonald’s, confidando che la Cia o Putin o qualche nuova sigla abbiano qualche buona idea per ribaltare un risultato elettorale scomodo.
Per un giorno, per proteggere e servire Bush, il contribuente spenderà quello che servirebbe alla protezione civile in un mese.
Per un giorno, per far divertire il presidente Usa nella villa sarda di Berlusconescu, il geniale Lunardi costruirà un bunker dotato di un campo da golf sotterraneo con buche sul soffitto.
Per un giorno si può pensare che l’opposizione a tutto questo si faccia un giorno sì e dieci no.
Per un giorno si può firmare un appello e poi sentirsi appagati per il resto dell’anno.
Per un giorno si può fondare un movimento, un corteo, un’occupazione, un comitato e scioglierlo quando i giornalisti se ne vanno o è finita la birra.
Per un giorno si può dire la democrazia è in pericolo ma poi la televisione ti intervista un paio di volte e la democrazia è ristabilita.
Per un giorno possiamo dire che siamo a controfavorenò ma anche a procontrosì nei confronti della guerra, e intanto i giorni passano.
Per un giorno ci dà grande conforto constatare che tanti, tantissimi tengono duro ogni giorno, sapendo che questo governo si dichiara longevo, ma la storia dell’opposizione in Italia è molto più lunga, e non finirà in un giorno. E in tanti dimostrano coraggio anche senza cavalcare un blindato. Per un giorno li ringrazio, e tra questi c’è l’obsoleto manipolo del manifesto.
Per un giorno dimentico tutte le volte che mi sono incazzato con loro (spesso giustamente ricambiato).
Per un giorno vorrei che tutti quelli che lo comprano un giorno alla settimana, specialmente in caso di apocalissi, ecatombi e onde anomale, lo acquistassero normalmente tutti i giorni.
Per un giorno, anche se so che è difficile, mi piacerebbe che arrivasse puntualmente in tutte le edicole vicine e lontane.
Per un giorno, vorrei che il volto stanco e ironico di Luigi Pintor ci ritornasse in mente, come esempio di una vita piena, battagliera, che nessun dolore o delusione politica cancellerà, e che continua a darci forza.
Per un giorno, penso che questo sia un piccolo, dubbioso, schizofrenico, generoso giornale da difendere a spada tratta, o un giorno lo rimpiangeremo.