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Confessione di un povero compagno

SCENA: una vecchia sezione comunista. Ai muri, poster sportivi. D’Alema in barca, Pantani in salita, il Papa che scia. Vicino al biliardo, un confessionale in mogano, nuovo di zecca. Un uomo entra e si inginocchia con aria contrita.
Uomo – Sono la tessera duecentosedici, compagno. Vorrei confessarmi.
Voce da dentro – Non chiamarmi compagno, chiamami pure Padre. Da quanto non correggi la linea?
– È molto tempo padre. Mi sembra…, era il periodo delle lotte alla Fiat… dell’occupazione della fabbrica, sa, non ho capito quali sono i nuovi riferimenti storici del partito…
– Prima o dopo “Piccolo grande amore”?
– Mi sembra prima.
– Allora è davvero molto tempo. Hai fatto bene a venire. E dimmi, duecentosedici, che peccati hai commesso?
– Beh, qualche volta, nel passato, la mia fede nel partito ha sbandato, ma ultimamente sta per capotare. Quel Cossiga, ad esempio. Non vi ricordate Giorgiana Masi, Gladio, il caso Moro? Quello è uno che ha sempre insultato la sinistra, un maneggiosauro democristiano. Che steroidi ha preso per diventare dei nostri?
– Bisogna perdonare, figliolo, il perdono è la nuova dote del buon comunista. Cossiga si è ravveduto, ha buttato il piccone come noi abbiamo buttato la falce, tutto quello che è a punta va buttato via, arrotondiamo gli spigoli della politica. E Gladio era poca cosa, un Gladiolo, ecco, pensa a un bel fiore e rilassati.

RESPIRA col diaframma, pensa positivo, cerca di visualizzare un mare calmo e tu in pattino con Fassino, nell’aria un motivetto anni Sessanta.
– Ma cos’è, un nuovo tipo di indottrinamento?
– Si chiama training centrogeno. Apriti alla nuova era post-comunista, figliolo. Per anni abbiamo vagato su strade sbagliate, ma ora una luce ci guiderà verso il nostro grande destino. Come dice la canzone del compagno Cocciante, “era già tutto previsto”.
– Mi scusi, ma non lo conosco.
– Anche questo è peccato. È l’unico cantante italiano al quale gli editori non hanno ancora chiesto di scrivere un libro. Ma provvederemo. E dimmi, partecipi alla vita del partito? Guardi i tuoi dirigenti in televisione? Ti fai intervistare per strada? Rispondi ai sondaggi? Mandi dei fax?
– Ma questa non è la vita del partito, è il bilancio della Telecom.
– Non possiamo perder tempo ad ascoltare ogni dibattito di sezione, il tempo ci serve per decifrare Mastella. E dimmi, hai commesso atti impuri?
– Beh, una volta al festival dell’Unità ho dato un bacio alla mia compagna senza togliermi la salsiccia di bocca. E poi Buttiglione mi fa fare dei brutti pensieri.
– E quando fai questi pensieri ti tocchi?
– Sì, mi tocco le balle perché per me porta sfiga, come si fa ad allearsi con uno che parla con la bocca chiusa? Sembra sempre che stia suggerendo al vicino di banco. E voi pensate che possa dirigere una scuola?
– Stai calmo, figliolo. Comporre questo governo è un atto pastorale, e non è vero che facciamo ministri cani e porci, abbiamo già detto di no a Craxi, Zirinowsky, al labrador Lulù e al dobermann di Bianco che voleva la Difesa.
– Padre, che brutte notizie, la mia fede vacilla, la mia tessera geme. Come posso redimermi?
– Correggi la linea, aggiornati. Guarda la televisione. È lì che si impara la dieta delle idee. Ma va bene anche il cinema, segui le indicazioni di Popcorn Veltroni, vai a qualche prima, comprati lo smoking. E compra dei dischi, anzi adesso si chiamano cd. Sai cos’è un cd?
– Un Dc che si può girare dall’altra parte?
– Figliolo, non fare lo spiritoso. Ravvediti.
– Ci proverò. Posso leggere qualche libro?
– Sì, ma attento. Avrai notato che, nel suo rinnovamento culturale, l’Ulivo si è ben guardato dal colmare la lacuna di una trasmissione televisiva sui libri. Un film banale, un disco, una sfilata di moda, fanno cento volte più notizia di un libro. Perché nei libri si nasconde ancora l’insidia. Leggi solo i libri giusti: avvocati americani, santoni cresoterici, saghe assiro-babilonesi, vite di santi e naturalmente D’Alema pubblicato da Berlusconi…
– Ho capito. E dobbiamo perdonare anche Berlusconi?
– Ma sì, vedrai che perdoneremo anche lui. Hai altri peccati da confessare?
– Non credo nell’indispensabilità di Ciampi.
– Ciò è molto grave. Per questo tre pater, ave e gloria e tre giorni con Scognamiglio. Hai capito, ora?
– Non tanto. Era più facile quando si parlava di falce e martello, era una simbologia agreste e artigianale, ma alla portata di tutti. Adesso quando parla D’Alema, non capisco, lui usa un gergo da yachtman, cosa vuol dire che dobbiamo andare di bolina?
– Governo nuovo, vita nuova. Cazza la randa, non distrambare e spazza la tolda delle vecchie idee. E adesso ascolta l’organo del partito.
– L’Unità?
– No, l’organo che abbiamo messo in sezione, da questa settimana facciamo messa tutti i giorni, vai e prega per questo governo, ne abbiamo bisogno. E ora recita l’atto di dolore.
– Signore, mi pento e mi dolgo di avere votato…
– Ho sentito bene?
– Stavo scherzando. Credo nella redenzione di Cossiga. Credo nei dibattiti televisivi. Credo nella maglietta fina, nella Rosa Jervolino, nell’indice Nikkei, nella resurrezione del cinema italiano, nel calcio pulito, nel festival di Sanremo, nella commissione per la giustizia, nell’assemblea costituente, nelle convergenze parallele, nelle affinità tra Cossutta e Di Pietro, nel decapartito monolitico e nel bipolarismo acrobatico. Credo che a piazza Fontana sia scoppiata una bombola del gas. Credo nella continuità del progetto della sinistra. Credo che i ministri siano più importanti dei programmi. Credo… credo che sto per vomitare…
(si alza, scappa via. Dal confessionale esce Massimo D’Alema, in tonaca da domenicano e coi gradi di ammiraglio)
– Sarà dura… ma ce la faremo. (una luce lo illumina, si sente un coro di angeli, il suo corpo levita, poi uno schianto e tutto torna buio)
D’Alema (incazzato) – Ancora non ci siamo con gli effetti speciali, forza ragazzi, che il miracolo è appena cominciato.
Nota per i lettori. Dopo questa puntata, la rubrica Duemila va in pausa. Tornerà. Un affettuoso arrivederci da Benni.

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