Dopo il successo della Guida di New York (Panorama 941), abbiamo rintracciato anche una Guida…
Ricciolino e Pastarella
Spettacolo «intelligente» e spettacolo «leggero» alla Tv, proprio non riescono a incontrarsi. Addirittura li mettono in concorrenza. Domenica 16, sulla rete uno, c’era una commedia di evasione di un tale Cechov. È la storia di un giovane che vuole fare lo scrittore e ce la mette tutta perché gli hanno detto che un giorno sfonderà, come Rocky e John Travolta, perché in America per avere successo basta volerlo. Quando il giovane si accorge di essere in Russia, fallisce e si ammazza.
Intanto, però, sulla rete due, alla stessa ora, c’era Settimo anno, una trasmissione che è un’analisi cruda e impietosa delle radici sociali della crisi della coppia contemporanea: un’ora serrata che non tralascia alcun mezzo, dalla critica sociologica alla satira di costume, alla denuncia, all’invettiva, all’’uso del dialetto ciociaro, per arrivare a dire quello che vuole dire, cioè niente. Questa trasmissione si inquadra perfettamente non solo nella nuova dimensione di spettacolo che vuole la Tv, ma anche nella grande, secolare tradizione dello show televisivo, filone letterario novecentesco che ha i suoi punti più alti in Don Lurio e Pappagone. Anzi, Settimo anno è direttamente ispirato a una rivista di dieci anni fa, Signore e signora, con Buzzanca e Delia Scala, e prepara la strada, tra dieci anni, a un Lui e lei, perfettamente uguale, con Buzzanca e Carlotta Perocchia (una bimba di quattro anni di cui si dice un gran bene perché ha già convinto tutti i bambini del suo asilo a fare i boys).
Questo show, diciamo così, immutabile nel tempo, ha come caratteristiche: la crudezza del linguaggio (brutto Puccio che non sei altro), la tensione disperata delle canzoni (non mordicchiarmi sul collo) e l’irrompere dei grandi problemi del paese nella realtà familiare (si veda la sconvolgente scena di Buzzanca che protesta perché la moglie non gli ha riparato un grande buco nel calzino). Ma ciò che soprattutto contraddistingue questi show, è l’attenzione ai mutamenti di costume. Il solo modo, infatti, per riconoscere uno show di adesso da uno di venti anni fa è nel guardare i costumi delle ballerine. Se esse sono imprigionate in un cilicio da cui la gamba esce con un grande sforzo da uno spacco laterale, lo show è degli anni 50. Se il costume è una corazza a un pezzo che lascia coperte le spalle e le gambe coperte da una calzamaglia, lo show è degli anni 60. Se la coscia è in libertà, e anzi incoraggiata e benvoluta, ci troviamo di fronte a un’analisi della società contemporanea.
Anche a questo show si possono poi applicare le cinque eterne leggi dello show, e cioè:
1) In uno show tv, dato un numero X di ballerini e una soubrette Y, i ballerini tenderanno irresistibilmente a convergere al centro e a sollevare la soubrette, secondo una forza Y = 3X + Z, dove Y è il peso della soubrette e Z l’area dello studio.
2) In uno show tv i coniugi si chiamano invariabilmente Puccio e Puccia, Pallino e Pallina, Ricciolino e Pastarella, e mai con nomi umani.
3) In uno show tv, quale che sia la sua formula, i personaggi tenderanno secondo una forza F=2344 M/S, a riunirsi alla fine, tutti insieme e vestiti in bianco e lustrini, a cantare una canzone cretina.
4) In uno show tv, travestendo il comico con una pettinatura a ciuffo di gallo, e facendolo parlare in dialetto umbro-sardo-romanesco (vedi Buzzanca a Settimo anno e Panelli a Ma che sera, identicamente truccati a distanza di ventiquattro ore), la claque ride.
5) In uno show tv, invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Esempio: Paolini-Silvestri-Amurri-Faele uguale Boncompagni-Verde-Amurri-Paolini uguale Castellano-Pipolo-Verde-Silvestri eccetera, eccetera.
Ma stiamo tranquilli: ci hanno detto che cesserà la separazione per cui là dove non c’è una proposta culturale deve esserci per forza il cretino assoluto. Infatti già sabato, sulla rete due, c’è l’Amleto di Carmelo Bene, di cui si ricorda una straordinaria lettura televisiva di poeti russi. E alla stessa ora (rete uno), c’è Ma che sera. Essere o non essere?