Dopo il successo della Guida di New York (Panorama 941), abbiamo rintracciato anche una Guida…
Arrampicati sul muro
Che spettacolo, le interviste ai democristiani. Oggi più che mai il collegamento
con piazza del Gesù costituisce un piatto forte della recita televisiva.
Ultimamente abbiamo conosciuto due dc nuovi (nella Dc si definisce «nuovo»
chi non ha ancora fatto tre volte il ministro delle Poste). Il primo si chiama
Bernardo D’Arezzo. È molto simile a Fanfani, piccolo e baffuto, anche se
dell’onorevole aretino non ha l’humour da pappagallo parlante.
Intervistato a botta calda dopo il referendum, Bernardo è andato avanti a
minimizzare, a dire di non farci caso, di non esagerare, e più l’intervistatore
insisteva «va be’, ma qualcosa vorranno pur dire questi voti», più Bernardo
diceva di non ingigantire, in fondo era solo un referendum da dimenticare
presto, e faceva capire che cosa se ne farà il suo partito dell’indicazione di
questo voto: un bel baffo. Alla fine Bernardo ha concluso che tanto tutti quei
«sì» non contano perché sono dettati «dall’emotività».
Che strano. Quando arrivano i voti per la tragedia Moro, si chiama «coscienza
civile», quando il Sud fa capire chiaramente di non poterne più di demagogia, di
separatezza, di furti, di scandali, allora si chiama «emotività». Quindi quando
scarcerano i Lefèbvre, quando il presidente della Repubblica dichiara otto
milioni di reddito e ha una villa da due miliardi, e voi non avete neanche
l’acqua in casa, non lasciatevi trascinare dal vostro caratteraccio
qualunquista. Non siate emotivi. Abbiate fiducia. Passerà. (Con Bernardo e
compagni, che resteranno nei secoli). Passerà l’arrabbiatura.
L’altro dc di scena e stato Galloni, questa bella carpa occhialuta che va tanto
di moda in Tv. L’intervista è stata a inseguimento. L’intervistatore stava a
quattro metri, e per quanto allungasse disperatamente il microfono, non
riusciva a catturare l’onorevole, che, sospettoso come tutte le carpe,
indietreggiava e non abboccava alle domande.
A un certo momento, incalzato, ha anche cercato di arrampicarsi su per il muro.
Il giornalista, invece di provare col granturco, di cui sono ghiotte le carpe, o
col grano, di cui sono ghiotte le carpe dc, ha insistito a cercare di catturare
Galloni con domande tipo «cosa cambierà adesso?». La carpa, diceva «sì, sì,
terremo nel debito conto questo voto» con tanta sincerità e convinzione, che il
microfono si squagliava dalle risate come un mottarello.
Insomma, due nuovi artisti del «non ti dico», della grande scuola teatrale di
Forlani, di Pandolfi, di Piccoli e del maestro Andreotti, di cui ricordiamo
ancora una conferenza stampa tv in cui a malapena ammise di chiamarsi Giulio e
di avere un impiego statale.
Per i comunisti, il dopo-referendum era invece affidato a Pavolini, che ha
letto una dichiarazione di Berlinguer, il quale non si è presentato davanti ai
teleschermi perché ormai gli riesce meglio tutto per lettera. Alla domanda
«perché tanti sì?», Pavolini ha risposto che questo non deve preoccupare loro, ma
«alcuni partiti» che avevano in passato fatto qualche errore nel governare. La
stessa frase «alcuni partiti» veniva ripetuta dal rappresentante pci a un
sonnolento Studio aperto.
Comprendiamo il riserbo comunista. Già da tempo, infatti, c’è il sospetto che
«alcuni partiti» abbiano mal governato in Italia. Si tratta per ora solo di
voci, ma gli inquirenti non tralasciano alcuna pista. Data la delicatezza
del caso, non si hanno nomi certi, ma si parla di un giro di tangenti di
miliardi dall’America alla Casa dello studente di Casalbertone. Meno male che
s’era detto di cambiare la Tv e il suo linguaggio.
Tanto in Rai alcuni partiti da alcuni anni al governo fanno alcuni vertici in
cui con alcune manovre cercano di piazzare alcuni giornalisti in alcuni posti
chiave e scambiare alcune poltrone, e alcuni miliardi (solo seicento, più delle
spese per la magistratura) vengono spesi ogni anno e alcuno sa come. Chi? Non
possiamo fare nomi. La Tv è il regno della prudenza. Tutto è segreto,
sotterraneo: le manovre, i bilanci, le lottizzazioni e le interviste. Non per
niente è il regno del quiz. Grassi è il presidente, ma il cervello è di
Bongiorno. Certo, sarebbe ora che la gente si stufasse. Ah, se Bearzot in
un’intervista si provasse a fare il furbo, a dire «cambierò alcuni giocalori,
ho una rosa di nomi, ho allo studio alcune iniziative, forse farò qualche
sostituzione». Verrebbe giù il mondo. Questo è controllo popolare! Vogliamo
la formazione della Tv!