“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
B. & B. Lettere d’amore
Caro Bush,
ti scrivo nello spirito di perfetta autonomia e sovranità che regola i
rapporti tra i nostri paesi. Scusa la calligrafia, ma è difficile
scrivere in ginocchio. Ho appena ricevuto Kissinger e Robertson e sono rimasto
molto impressionato. Kissinger è un po’ come me, la sua carriera si regge
su un conflitto di interessi, è al tempo stesso golpista professionista e
Nobel per la pace. Robertson invece mi ha un po’ irritato. Continuava a dire che
l’America si è trovata molto bene con D’Alema, che è stato un
alleato ideale, e insisteva perché lo facessi ministro della difesa.
Quando gli ho detto che D’Alema non fa parte del mio schieramento “House of
Freedom”, non voleva crederci, ho chiamato la Cia che ha confermato. Gli ho
proposto come ministro della difesa Previti, gli ho detto che è un uomo
fidato, ho chiamato il Ku-Klux-Klan che ha confermato. Ora caro George, capirai
che io non posso fare una figura peggiore di D’Alema, io sono il migliore, i’m
the best e tu avrai in me un fedele direttore di filiale, se vuoi ti firmo un
contratto come ho già fatto col popolo italiano, con la Lega, con Rauti,
con la Confindustria, con la Pidue, con Agnelli eccetera. E ti giuro sui tuoi
figli che accontenterò tutti. Ora a Genova sta arrivando il G8 e questo
mi preoccupa molto. Io sono un fedele seguace della new avid Economy,
modestamente l’ho inventata io, Bill Gates mi ha solo copiato. Mi spiacerebbe
che i paesi del G8 non potessero svolgere il loro incontro in un clima rilassato
e pacifico. Il pericolo è grande. Come possono le più grandi
potenze del mondo resistere, in otto contro centomila giovani stalinisti armati
delle armi più moderne come scudi in plastica e mazze di polistirolo? Per
questo ti faccio una proposta. Mobilitare l’esercito e chiudere tutti gli
aeroporti, le stazioni, le metropolitane e poi mandare gli abitanti in albergo a
Sanremo, è troppo costoso. Facciamo così: io ti vendo Genova,
tutta intera, per una cifra intorno al miliardo di dollari. Una volta che
sarà tua, come qualsiasi base Nato, potrai decidere liberamente chi
cacciar via e chi far entrare. Rispondimi in fretta, i miei media stanno
martellando sul pericolo ecoterrorista, ma come sai l’Italia pullula ancora di
comunisti e qualcuno dice che esiste una cosa come il diritto di manifestazione.
Incontentabili, con tutti i Festivalbar e i Telegatti che gli ho organizzato.
Prenditi Genova, è un affarone, è più grande di Milano due
e c’è anche l’optional del mare per le tue corazzate, ci sono l’acquario,
le focacce e tanti indios tipici. Ti saluto e ti invio un bottiglia di Barolo
del 93 ma vacci piano, vecchio ciuccatone.
Una pacca sulla spalla from your friend Silvio
Caro Silvio,
grazie della lettera e del vino. Peccato sia un moscato di San Marino del 99,
hai cambiato l’etichetta, possibile che tu sia pataccaro anche nei dettagli? La
tua proposta è molto interessante, ma ci sono alcuni problemi. Primo, chi
faremo sindaco di Genova? Ci vorrebbe un figura bipartisan, che è il
termine con cui voi ora indicate gli opportunisti. Io vorrei che qualche
genovese tipico restasse in città, perché a noi americani
interessa molto che in una città italiana ci siano quelle belle cose
folcloristiche tipo orchestrine, scippi e spaghetti alle vongole. Ci vorrebbe un
volto noto, purtroppo gli attori americani sono tutti comunisti, non posso darti
Al Pacino o De Niro. Kissinger suggerisce Arnold Schwarzenegger. Come indica il
cognome, ha parenti italiani.
Ma il problema principale è il prezzo. Anch’io, come te, devo rendere
conto a qualcuno, e cioè ai miei finanziatori petrolieri e inquinatori.
Un miliardo di dollari è troppo, con un miliardo facciamo dieci colpi di
stato in Sudamerica. Per quella cifra voglio anche Venezia, Capri e la pena di
morte, almeno in Lombardia. Rispondi in fretta e mandami dieci bottiglie vere,
vecchio truffatore. E risolvi quel tuo conflitto di interessi. Saluti, Bush
Caro Bush,
mi dispiace che tu respinga la mia offerta. Ma se tu sei il presidente degli
Usa, io sono il più grande affarista del mondo, e non mi lascerò
incantare. Venezia non è in vendita, Fini mi ha confermato che fa parte
del patrimonio culturale italiano, come Assisi, Arcore e Lubiana. Oltretutto non
hai neanche giocatori di calcio da offrirmi perché a calcio siete delle
pippe. Io ti consiglio di accettare: non posso fermare l’orda stalinista e
ecoterrorista. Per voi sarebbe una bruttissima figura: pensate, avete sempre
messo bombe in Italia, e adesso qualcuno potrebbe metterle al posto vostro.
Questo vuol dire perdere la leadership nel settore. Se vogliamo trattare,
insieme a Genova ti vendo anche Portofino, che è già mezza
americana, e un paesino a pochi metri dal mare che è un autentico
gioiello, Carate Brianza. Per il sindaco devo rendere conto agli alleati.
Agnelli vorrebbe Montezemolo, la Confindustria vorrebbe un leasing, Fini
vorrebbe Schwarzkopf, Casini vorrebbe una suora a caso.
La mia ultima offerta è: novecento milioni di dollari, chiamerai Genova
New Genova, oppure Columbus due, oppure Bushville. In quanto al conflitto di
interessi, lasciami fare, sono abile ed esperto, i miei maestri spirituali sono
stati Pera, Gelli e Vanna Marchi. Se il conflitto di interessi è
insostenibile in democrazia, basterà eliminare la democrazia. Sono o non
sono un grande statista? Ti prego, George, accetta. Ho già abbastanza
problemi col governo, non complicarmi la vita. Ti invio cinquanta bottiglie di
barolo quasi pregiato ma ti chiedo un ultimo favore: ho un conoscente, D’Alema,
che ha fatto molto per me. Senza il suo prezioso aiuto in questi anni non sarei
mai stato rieletto. Qui in Italia vive un momento difficile. Non avresti
qualcosa da fargli fare in America, un posto da sindaco o da stagista?
Un abbraccio da me e dalla House of Freedom, tuo Silvio
Caro Silvio,
tu hai firmato contratti con tutti, ma l’America non firma con nessuno,
né in materia di ambiente né in materia di affari o di tregua di
guerra. Noi siamo i padroni del mondo, tu un piccolo affarista del nord-Italia.
Per un milione di dollari in tre rate tu mi venderai Genova. Ma in più
vogliamo anche una base Nato in Sicilia, dove Cosa Nostra ha promesso di
costruire un ponte che collegherà Messina al ponte di Brooklyn. Non so se
crederci o no, ma elettoralmente potrebbe funzionare. Inoltre voglio Venezia, e
il Colosseo da mettere nel centro di Las Vegas. Lo tratteremo bene, con un
parquet per il basket sarà perfetto. Ultima offerta: un milione di
dollari e un incarico bipartisan per D’Alema: addetto alle insalate in un
McDonald’s. Se non accetterai, lascerò mano libera a Kissinger, ricordati
del Cile. Il buffet del G8 vale da solo più della tua piccola democrazia,
della tua piccola Genova e di centomila insignificanti sovversivi. A Seattle li
abbiamo lasciati fare, ma qua li stroncheremo. Il futuro del mondo è
troppo importante per lasciarlo in mano a gente che spera che il mondo abbia un
futuro. Obbedisci e zitto.
Caro Bush,
Obbedisco. Genova è da stamattina il cinquantunesimo Stato dell’Unione. I
genovesi stanno sgomberando con qualche mugugno, ma si adatteranno. Meglio una
sana occupazione che l’invasione ambientalista. Del resto, questo è lo
spirito della new economy: riuscire a mettere in vendita quello che appartiene a
tutti. E finalmente, gli italiani capiranno perché ci chiamiamo casa
delle Libertà: perché le vendiamo.