laRepubblica 4 aprile 2020 Ogni solitudine contiene Tutte le solitudini passate Il signor Eremio viveva…
Benvenuti a Rai Bomba tutta la guerra in diretta
(Scena: uno studio televisivo. Appare un presentatore in tuta mimetica).
Gentili spettatori, che la Determined force sia con voi e benvenuti a Rai Bomba,
la trasmissione che vi dice tutto sulla missione umanitaria Nato in Serbia.
Iniziamo con le ultime notizie dal fronte. Tenente Gruber, cosa dicono le agenzie?
– Il Pentagono ha dichiarato che l’aereo invisibile è caduto perché
alla base di Aviano qualcuno s’era fregato la benzina invisibile e il pilota ha fatto
il pieno d’aria. In quanto ai profughi del Kosovo e al problema di ospitarli, Clinton
ha assicurato che appena finita la guerra torneranno invisibili come sono sempre stati.
– Grazie tenente. E ora facciamo il punto. Siamo alla seconda settimana di guerra e anche
per noi è iniziata la fase due, vale a dire dal dramma al programma. Dopo un primo
momento doloroso, dobbiamo accettare che tutto ciò che finisce in televisione gode
di immunità spettacolare. Sappiamo già che la gente va in gita turistica ad
Aviano, fa il tifo per i migliori decolli e commenta che la guerra finirebbe prima se
facessero guidare un caccia a Schumacher. Su alcuni notiziari, dal conteggio dei morti
stiamo già passando al menù dei piloti e una trasmissione ha già
come sigla: «C’era una volta il West». Nel nostro paese, come sapete,
nessuna indignazione resiste più di una settimana. Ma comunque, anche se è
arruolata come attrice nel palinsesto, questa guerra è quasi vera, e quindi
ne parleremo tanto, perché l’Italia è una demolalia, ovvero una
democrazia della chiacchiera, si può discutere di tutto dopo che le decisioni
sono state già prese. Anche oggi abbiamo un esperto sopra le parti,
il colonnello Pacioni dell’istituto strategico della Difesa che farà
il punto della situazione. Colonnello, la prima domanda per rassicurare i nostri
telespettatori è: ci sono rischi per l’Italia?
– Evidentemente no, o perlomeno, sono rischi molto minori che affrontare il tunnel del
Monte Bianco. La Serbia massacra i kosovari, e la Nato non affronta la milizia serba
ma combatte dalle altezze irraggiungibili del suo paradiso tecnologico, perché
la prerogativa della guerra moderna è attaccare chi non si può difendere.
Perciò non esistono più i civili. Esistono gli armati e i disarmati.
Ma i cittadini di Belgrado e del Kosovo sono i soldati più soldati di tutti,
perché la guerra non si potrebbe fare senza di loro.
La guerra chirurgica Nato si può fare solo se il malato non risponde al bisturi
e sgozzare una donna è più facile che affrontare l’esercito albanese.
Se la Serbia attaccasse le nostre basi in Italia commetterebbe un errore tattico
e una grossolanità fuori moda.
– Quindi possiamo prenotare le nostre vacanze in Adriatico?
– Dipende da Milosevic. Prima di partire, magari, dategli una telefonata.
– Molto bene. Quello che vedete scorrere in sovraimpressione,
è il numero di telefono di Milosevic. Ora siamo collegati con l’onorevole Folena,
il giovane cervello diessino nato da un incrocio tra Fonzie e D’Alema.
Egli ci parlerà della posizione del governo. Onorevole buongiorno.
– Buongiorno. Allora, il governo ha preso una posizione chiara e precisa,
precisamente la 126 del Kamasutra politico, la cosiddetta posizione Upapad-asana,
ovverosia «te lo metto un po’ ma forse no».
Bisogna trattare bombardando e bombardare trattando.
Gli italiani hanno ottenuto di poter apporre su ogni missile la scritta
«attenzione, potrebbe nuocere gravemente alla vostra salute».
Ma i piloti italiani terrannno una posizione ancora piu strategica.
Voleranno all’indietro, così nessuno potrà dire che puntano sulla Serbia,
e ogni quattro bombe sganceranno una cassetta di cerotti.
Inoltre, tutti i soldati italiani delle Basi Nato hanno l’ordine di tenere
una mano dietro la schiena per far capire che collaborano a metà.
Nel caso dovessero usare il fucile, lo faranno in coppia. È complicato,
ma la politica innovativa della sinistra esige sacrifici.
– Ma questo è
condiviso da Clinton e da Blair?
– Certo. Sono entusiasti, proprio ieri abbiamo ricevuto l’invito per una riunione segreta
in una baita di montagna, ci si arriva solo in funivia.
E basta con questa leggenda che Blair è servo di Clinton.
Proprio ieri si è rifiutato di portargli fuori il cane a Washington.
Gli ha detto, o me lo spedisci qui a Londra, o niente.
– Molto bene. Ora vi mostriamo le immagini della Tv serba sui feriti negli ospedali.
Sono più o meno uguali a quelle irachene, certo gli operatori jugoslavi non hanno
molta fantasia, ci scusiamo coi telespettatori se sono sempre le stesse.
E adesso, poiché dicono che facciamo parlare troppi guerrafondai e pochissimi critici,
vi smentiamo collegandoci col generale Clark, capo delle forze Nato.
Buonasera generale Clark.
– Kent. Il mio nome completo è Clark Kent. Se lo ricordi e si tagli quei capelli.
– Signorsì. Allora può dirci quali sono i risultati dell’operazione
umanitaria di stanotte?
– Ho qui le lastre a infrarossi. Sono state colpite raffinerie,
aeroporti, caserme e un’ulcera peptica.
– Prego?
– Per errore in mezzo alle foto è finita anche una mia radiografia.
Tanto, cosa ci capisce la gente quando mostriamo queste foto tutte nere?
– Grazie, generale Kent. E ora passiamo al dibattito. Abbiamo il ministro della
Difesa italiana Risiko Luttwak, in collegamento da Washington, e il generale di
aviazione Buonapace, che è anche il più grande collezionista italiano
di soldatini e ha portato qui un plastico di ventisei metri raffigurante la situazione
in Jugoslavia.
Prego i cameramen di muoversi con cautela per non pestare i sioux e gli ussari.
Il generale ha democraticamente accettato di rispondere in diretta
alle domande degli italiani. Di chi è la prima telefonata?
– Sono la signora Bruni di Massa Carrara. Io dovrei andare al mare a Grosseto da mio cugino.
Posso viaggiare tranquilla?
– Direi sicuramente di sì, signora, la gittata long-range dei missili serbi
in un shark attack a medio raggio non ha la capacità operativa di obliterare
un target situato a longitudine 11 quale lei mi indica.
– Ma lei non crede che un Mig entrando con angolo di volo 540 potrebbe aggirare
la radar fence di costa Nato e tentare di lanciare un trans-country attack su un
target ad alto profilo quale ad esempio la panetteria sotto casa di mio cugino?
– Dipende da Milosevic.
– Grazie alla signora e al generale che, vi ricordiamo, usa il telefono del nostro sponsor,
il Telecom Wartime, il portatile più usato dai corrispondenti di guerra,
funziona anche in un bunker e avete uno sconto su tutte le telefonate al Pentagono.
E ora le ultime notizie. Tenente Gruber, cosa dicono le agenzie?
– Il presidente russo Boris Eltsin cadendo dalle scale ha detto che gli Stati Uniti
dovranno assolutamente rendere conto dell’aggressione contro la Serbia.
Infatti, il conto del prestito monetario occidentale sarà
aumentato del quattordici per cento di Ivanka, l’Iva russa.
Un’altra agenzia: il vice ministro della Difesa Scognamiglio ha dichiarato
che lo spazio aereo italiano è molto ben protetto, anche perché
ormai consiste in cinquanta metri quadri tra le rotte di guerra Usa,
e per difenderlo basta un carabiniere su un seggiolone da bagnino.
– Queste sono buone notizie ma ce ne sono altre. Luciano Pavarotti ha già
organizzato Italy for Serbia, concerto che si svolgerà a Belgrado nel
gennaio del Duemila. Già previsti gli U2, Celine Dion e tutti i cantanti di Sanremo.
Cecchi Gori farà un film contro l’imperialismo americano interamente
finanziato dagli americani per il mercato americano. È una vera gara
di solidarietà. Ma come sapete, per le leggi sulla par condicio televisiva,
non possiamo stare un’ora senza parlare di moda. E allora ecco qua gli stilisti
Marco e Sterlina a cui chiedo:
Qual è la differenza di stile tra la guerra irachena e quella serba?
– Beh, la guerra irachena era più etno, più Mille e una Notte,
e poi era un premier cri, qua siamo già nel deja vu, nella citazione.
Il look Cnn, così casual e unisex, non va più.
Se dovessi dare un consiglio ai giornalisti consiglierei le tinte blu perché
il kaki fuori dal deserto fa tanto «voglio-ma-non posso».
– E quale modella farebbe sfilare sullo sfondo di questa guerra?
– Beh, ovviamente l’Iraq era esotico, andava bene la Naomi.
Qua c’è un’aria slava un po’ veterosoviet, direi l’Herzigova
con un cappottone retrò alla Breznev, oppure ironicamente una Lewinsky in zibellino,
ma senza troppo trucco se no mi fa Moira Orfei.
– Siamo certi che queste notizie possono rassicurare gli italiani.
Caporale Cucuzza, abbiamo altre notizie?
– Sì, il presidente Clinton alla domanda se sarebbe favorevole a una missione di
Kofi Annan in Serbia ha chiesto chi è questo Annan.
Ha poi aggiunto che in termini di pulizia etnica gli Usa non accettano consigli
da nessuno perché hanno già una grande esperienza coi pellirosse.
C’è da registrare una decisa presa di posizione di Prodi che ha ribadito
l’assoluta autonomia della politica europea da quella americana.
«Rifiutiamo» ha detto «che nella base di Aviano le tagliatelle
siano usate come contorno». Poi c’è la seguente dichiarazione di Berlusconi:
«L’operazione contro la Serbia è necessaria per salvare gli innocenti
profughi del Kosovo, ma non dimentichiamo il problema della microcriminalità
a Milano che è in mano a bande sanguinarie di albanesi che non si sa da dove
vengano».
– Un’analisi molto lucida. E ora abbiamo finalmente un ospite civile,
e cioè l’ammiraglio in pensione Pacifici, già comandante in capo della
squadra navale adriatica e grande cuoco di gamberoni. Signor generale, a cosa serve
questa operazione?
– A niente. Soltanto a confermare che le decisioni non sono
più prese dai governi, ma dalle lobby finanziarie e militari, dai mercanti
d’armi e dai servizi segreti. Nei prossimi anni vedremo altre guerre Nato come questa,
perché la politica non esiste più, è ridotta a una sfilata di
maggiordomi, e l’opinione pubblica conta meno che nel paleolitico.
Saremo o bombardati o spettatori di bombardamenti.
Vorrei farvi presente che la produzione di armi ha subìto una tale accelerazione
che se non si facessero guerre per un anno intero, tutto il sistema economico potrebbe
crollare. Come vedete, le borse del mondo non sono troppo spaventate dalla guerra.
– Ehm… credo sia il momento di uno stacco pubblicitario.
– Vorrei aggiungere che dato che a Milosevic, proprio come a Saddam,
non frega nulla del suo popolo, potrà uscire solo rafforzato da una strage,
e che sul Cermis abbiamo calato le braghe proprio come le abbiamo calate sul ruolo
della Cia in Italia negli anni ’60, e se parlate di antiamericanismo, perché
non parlate anche di un certo clima di maccartismo, e inoltre vorrei sapere che fine
ha fatto Ocalan, e l’inchiesta su Ilaria Alpi, e l’Algeria e…
– Generale, si calmi, non siamo al processo del lunedì, questa è
solo una guerra. Ci scusiamo coi telespettatori, ma il generale Pacifici, recentemente,
ha avuto un forte esaurimento nervoso. Alla notizia che le donne potranno fare i militari
è salito sul tetto della caserma urlando «Ma come, proprio adesso che
vado in pensione?».
– Come militare e come cittadino vorrei dire che una democrazia che rende conto ai
militari invece che ai cittadini è una farsa di democrazia, un serial di
chiacchiere alimentato dalle stesse facce in guerra e in pace.
E in quanto alla proposta di D’ Alema di far bombardare solo gli aerei con le targhe
dispari, vorrei dire…
(Esplode, centrato da un piccolo missile)
– Come vedete, è arrivata la smentita della Nato. E adesso, un breve spot
e poi riprenderemo col seguente dibattito: l’Italia è veramente al sicuro?
Parteciperanno la banda dei bersaglieri Lamarmora, l’onorevole Casini,
Max Biaggi e Anna Falchi che racconteranno barzellette da caserma e naturalmente
Pannella, Minniti, Gasparri, Fonzie Folena e Risiko Luttwack.
Coraggio telespettatori, il settimo giorno di indignazione sta per scadere
e siamo quasi guariti.
Abituiamoci a questa guerra, e le prossime ci turberanno ancora meno.