laRepubblica 4 aprile 2020 Ogni solitudine contiene Tutte le solitudini passate Il signor Eremio viveva…
Che belle le vacanze ecologiche
CARO diario: siamo partiti per la vacanza. Da quando papà ha cominciato a leggere
tutte quelle riviste sulle «new holidays», è diventato un altro. «Faremo
le ferie evitando qualsiasi forma di adulterazione, inquinamento e danno alla natura» – ha
detto. Non potevamo partire in auto, per via degli ingorghi e degli scarichi. Neanche con
l’aereo, che inquina acusticamente e arrostisce nelle turbine centinaia di cicogne innocenti.
Abbiamo scelto il treno.
MARTEDÌ – Il viaggio verso il mare è stato lungo. Siamo rimasti bloccati sotto
la solita galleria, ma papà ha tirato fuori dalla supersacca ecologica quattro maschere
antigas. Poi ci ha insegnato un tipo di respirazione rilassante che i monaci tibetani usano
quando restano bloccati in un treno italiano. Mentre gli altri si abbuffavano di salame e
pecorino, noi ci siamo nutriti con delle deliziose tavolette di soia. Il nonno le ha rifiutate,
dicendo che non aveva fame.
A PAPÀ è venuto un sospetto, e ha scoperto che il nonno aveva un panino alla
porchetta nascosto dentro la maschera. Siamo arrivati con sole nove ore di ritardo e abbiamo
preso la coincidenza, un trenino a vapore. Papà ci ha spiegato che questi treni sono
molto meno inquinanti dei moderni. In quel momento è entrata una nube di fuliggine e
quando siamo scesi sembravamo la nazionale del Camerun. Ma papà insisteva a dire che il
carbone è sano. Mamma allora gli ha chiesto perché tanti minatori sono morti di
malattia. Papà ha risposto che parlando così si consegna il paese alla destra. Io
volevo fare una domanda sul carbone della befana, ma ho capito che non era il caso.
MERCOLEDÌ – Siamo arrivati e abbiamo piantato la tenda. La spiaggia è deserta,
a eccezione di un gruppo di nudisti olandesi che, secondo papà, sono creature che vivono
soltanto in zone incontaminate. Papà si è messo a pescare con le mani
perché nel «new fishing» è scorretto affrontare i pesci con attrezzature
quali lenze, arpioni o fucili. Con le mani nude ha catturato un preservativo e mezza zampa di
polpo. Poi lo abbiamo sentito gridare, ma non era un grido di trionfo: aveva preso un riccio.
Si è medicato con una pomata naturale «new medicine», ma le bestemmie erano
abbastanza vecchio stile. Il nonno intanto è tornato dal mercato con un dentice da un
chilo, e si è messo ad arrostirlo. Papà gli ha chiesto come poteva piacergli quel
pesce evidentemente surgelato e riciclato. Il nonno, che vota Casini, si è messo a
ridere. A sera, si è presentato il problema delle zanzare. Ucciderle è un danno
all’ecosistema, ma pizzicano di brutto. Nonno proponeva di sterminarle con lo spray, la mamma
di schiacciarle con un ammazzamosche, io, ancora più moderato, di catturarle e
rieducarle. Mentre era in corso il dibattito, sono arrivate anche le formiche, le mosche e uno
scarabeo con una palla di sterco di misura calcistica, che mi ha ricordato Italia-Francia,
mentre papà che l’ha pestata e faceva finta di niente mi ha ricordato Maldini.
GIOVEDÌ – Sono state trovate dodici zanzare morte nei pressi del sacco a pelo del
nonno. Lui dice di averle ammazzate ecologicamente a ciabatte, ma l’autopsia ha rivelato tracce
di Baygon nei polmoni. Poi è successo un guaio: mentre papà faceva yoga in riva al
mare è arrivato uno yacht a tutto gas, a venti metri dalla riva. L’onda ha bagnato
pantaloni, soldi e documenti di papà, e lui ha dovuto respirare un bel po’ per calmarsi.
Poi si è presentato Karl, un giovane nudista olandese alto uno e novanta. Ha attaccato
discorso con mamma. Papà ha detto che non gli è simpatico perché l’Olanda
è andata immeritatamente avanti nel Mondiale. Ma la vera ragione è che tra Karl e
papà ci sono parecchi centimetri di differenza e non solo in altezza, non so se mi
spiego. Nel pomeriggio siamo andati a fare bird-watching, stesi nella sabbia col cannocchiale.
In tre ore abbiamo visto una cosa rosa che poteva essere un fenicottero, o un fachiro ustionato
dal sole. Quando ci siamo alzati, ci siamo accorti che eravamo osservati alle spalle da circa
duemila gabbiani. Uno è partito in picchiata e mi ha rubato la merenda. Ho respirato
profondamente, ma sono rimasto arrabbiato. Quando siamo tornati, la mamma non c’era, era con
Karl a raccogliere conchiglie, e il nonno era andato a vedere la partita di calcio sullo yacht.
A mezzanotte hanno scaricato in mare la sentina e si è diffuso nell’aria un delizioso
odore di petrolchimico.
VENERDÌ – Butta male. Papà ha sul naso un ponfo di zanzara che sembra un
pandoro. Il nonno è andato in gita con quelli dello yacht cercando rocce da decapitare.
La mamma e Karl sono sulla battigia che fanno una new ginnastic che secondo Karl si chiama
tai-chi-wan-lu, secondo me si toccano di brutto. Sono arrivati anche cinquanta locali con radio
a tutto volume, porchette e una impressionante batteria di fucili subacquei. Sono entrati in
acqua e dopo un’ora avevano già colpito un pesce e due polpacci. Papà li ha
severamente redarguiti, dicendo che non è giusto prendersela coi pesci che non possono
difendersi. In quel momento ha messo il piede su un pesce-ragno. Adesso è nella tenda
che rifiuta sdegnosamente l’ammoniaca, e il piede sembra uno scarpone da sci. Il nonno ha
invitato gli amici dello yacht a una spaghettata sulla spiaggia, si sono ubriacati e hanno
scherzosamente incendiato un ettaro di pineta. Mamma è andata a vedere la luna piena in
canoa con Karl. Per fortuna papà dorme, se no dovrei fargli notare che sarà luna
piena tra quindici giorni.
SABATO – Papà si è alzato, si è guardato il piede gonfio, ha ammazzato
lo scarabeo con una zoccolata, ha bevuto tutte le birre del nonno e ha seminato le lattine sulla
spiaggia. Qualcosa in lui era cambiato. Con una luce strana negli occhi, ha detto
«Smontiamo la tenda, si va via». Ha noleggiato un’auto e da tre ore guida smadonnando
e sorpassando tutti all’interno. Fuma in continuazione e butta le cicche dal finestrino dicendo
che lui i piromani li ammazzerebbe. Il nonno ha sei anfore fenicie in valigia. Mamma fa dei
sospironi non buddisti e consulta di nascosto una cartina di Amsterdam. Viaggiamo incolonnati
verso destinazione ignota. La radio comunica emergenze sui fronti giustizia, incendi, trasporti,
ozono, quadrupedi abbandonati e bipedi disoccupati, nonché rischi per l’abbronzatura e la
democrazia. È lo stesso bollettino dell’anno scorso. Altroché new holidays, ci
hanno rifilato un’estate usata.