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Ci scrivono da lassù

Gentile direttore;
le invio questa lettera in quanto responsabile dell’Ufficio stampa di Dio.
Mi conceda per favore di non rivelare quale dio, o dea, o cooperativa divina,
per evitare delusioni, scismi, roghi e derive integraliste. Soprattutto vorrei
evitare al mio datore di lavoro, per l’ennesima volta, di essere arruolato
e militarizzato in qualche guerra in nome del Bene.
Il Dio per cui lavoro da secoli (prima facevo parte dell’Ufficio Martiri,
poi di quello Comunione e Inquisizione, quindi sono passato al Marketing) non
discute mai di Bene o Male, piuttosto di Ancora, cioè se vale ancora la
pena di mantenere ancora in vita la razza umana e soprattutto se a voi interessa
ancora sopravvivere.
Ho riletto i pezzi che un vostro giornalista invasato, uno tra i mille, scriveva
qualche anno fa sui disastri ecologici e climatici, su alluvioni e frane.
Diceva, allora, che non si sarebbe mai più potuto parlare di
anormalità, che bisognava fronteggiare un clima nuovo, e che non
preparare un piano di difesa idrogeologica, una nuova protezione civile, un
elenco di tutte le situazioni a rischio, equivaleva a un crimine contro il
paese. Ed è così: non potete più dire piove — governo
ladro, ma piove — governo incapace, indifferente, corrotto.
Come altrimenti definire il comportamento del vostro tirannello omertoso, che
sproloquia di ponti sullo stretto e guerre coloniali mentre mezza Italia trema e
sprofonda sott’acqua? Un ometto che per preparare un canotto di
salvataggio a un suo amico ha speso cento volte più energie che per
proteggere milioni di persone da questa minacciosa, annunciata emergenza
climatica.
Un premieruzzo più impegnato dall’occupazione della Rai che dalla
disoccupazione della Fiat. Perché l’Italia peggiora a vista
d’occhio? Ora possiamo dirlo ufficialmente.
Berlusconi porta sfiga.
Porta sfiga perché la sua incapacità, la sua ipocrisia, la sua
avidità, lo portano a considerare danni solo quelli al patrimonio
personale e alla tenuta della maggioranza, e a ritenere fastidiosi inconvenienti
e sfighe tutto il resto.
Silvio porta sfiga nel senso che non la evita, la suscita, la coltiva, la porta
e la distribuisce nel paese. E’ un new menagram, versione imprenditoriale
e micidiale del vecchio, innocuo iettatore di paese.
Se non ve siete accorti, il vostro paese è già stato colpito da
tre piaghe bibliche, o coraniche o vendette di Kali o frecce di Manitù,
vi resti il dubbio.
La prima è il diluvio. Ennesimo, atteso, annunciato, e che ha trovato
tutti criminalmente impreparati. Il ministro Bossi giustamente è
più preoccupato di preparare il suo feudo, coi suoi alabardieri personali
e l’evasione fiscale decentrata. Non ha tempo per proteggere i padani
dalle acque. Avrà finalmente il suo regno, un castello su un’isola
del Mar Orobico, che unirà Adriatico e Tirreno, schifando lo Ionio.
La seconda piaga è l’Etna. Il nostro ministro alle Grandi Opere
Sotterranee, onorevole Luciferi, assai meno pericoloso di Lunardi, ha annunciato
ai giornalisti l’apertura entro l’anno di tre nuovi grandi crateri.
Uno a Enna, uno in Puglia e il terzo a Arcore.
La terza piaga è Tremonti. Eravamo incerti tra lui e lo sciame di
locuste, abbiamo preferito lui perché si riproduce di meno.
Ma altre sono in arrivo.
La quarta piaga sarà l’Avvocato Sterminatore. Scendendo dai
Paradisi Fiscali Cesare Previti, il Beato Ciramato dopo essersi salvato cento
volte e centouno volte processato, aprirà i suoi dossier e
parlerà.
Quinta piaga: un’epidemia di raspa, doloroso eczema essudativo,
infiammerà i marroni dei giocatori del Milan, rendendo il loro gioco
lento e sofferto.
Sesta piaga: quando l’acqua avrà coperto tutto il nord-Italia, la
solita petroliera impazzita risucchiata dalla marea si spezzerà
all’altezza delle secche di Mestre. Venezia diventerà nera di
petrolio e l’onda nera e indelebile scenderà fino a Milano zona
Montenapoleone, creando una nuova linea di moda dark, incatramando barboncini
bianchi e trasformando Borghezio in un obeso camerunese per tutta la vita.
Infine invaderà Arcore dove unendosi alla lava dell’Etna,
murerà per sempre i beni dell’omertoso in una piramide
naturale.
Settima piaga. Un angelo baffuto scenderà dal cielo e dirà: visto
che l’omertoso tirannello non ne viene fuori e riempie della sua sfiga
tutta l’Italia, salviamolo con un esorcismo, exterior subsidium,
gubernissimus
o inciucium et implicatio.
Appurato quindi che Berlusconi porta sfiga, a sé agli amici e al paese,
quale consiglio possiamo darvi? Naturalmente, munitevi di un amuleto.
Il primo amuleto è lottare, tener duro e non perdere mai la speranza che
qualcosa possa cambiare, tra dieci anni o tra un giorno. Questo amuleto ha
già distrutto decine di tiranni di varie misure, e non ha mai
fallito.
Secondo amuleto: un elegante Dio-kit con acqua benedetta, ciocca di capelli,
mazzetta di santini e ossicino del metacarpo mummificato, un regalo natalizio
assai utile e personale. Comprandone due avrete in regalo il calendario
contenete ricette di cucina, proverbi e foto di Miss Urania (ebbene sì,
anche da noi).
Terzo amuleto: un abbonamento al manifesto. il manifesto è
sempre stato un giornale religioso: continua da anni a credere che esista
qualcosa migliore di questa politica, pratica il francescanesimo degli stipendi
ed è politeista: adora Che Guevara e Clint Eastwood, la Cgil e la
Microsoft, Lula e Batistuta. Non paga mai l’affitto, proprio come il Papa.
Il direttore Barenghi ha impersonato Barabba in vari kolossal americani, e il
suo commentatore satirico Vauro invoca ogni giorno le divinità di vari
culti, abbinate a aggettivi e sostantivi della sua bella lingua toscana. Per
finire, il manifesto crede laicamente nei suoi abbonati e i suoi abbonati
credono laicamente nel manifesto.
il manifesto porta bene. Anche se, ahimè, vende di più
quando succedono le sfighe. Abbonatevi, perdio.

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