“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
Cuore d’Apache
Di tutte le balle che abbiamo inventato, la
più riuscita è «La pace è solo nelle mani di Milosevic» (Bill
«Lockeed» Clinton ai suoi compagni di golf).
La terribile scoperta che i kosovari sono albanesi ha
gettato nella costernazione gli interventisti italiani. «Qualcuno
doveva dirci che stavamo difendendo la Colombia dell’Est,
coltivatrice di marijuana e spacciatrice di microcriminalità», ha
detto l’onorevole Gasparri. Forza Italia ha subito indetto il
convegno «Morire per una canna?». Il generale Wesley Smith ha
rassicurato tutti spiegando che tra gli obiettivi di Determined
Force c’è anche la distruzione di tutte le coltivazioni di
cannabis. Si è incerti se bombardare a tappeto o paracadutare sul
posto cinquemila freaks di San Francisco.
In quanto ai problemi d’igiene, mentre i kosovari la devono fare
all’aperto, la Brown&Root trasporta migliaia di cessi per i
marines. Purtroppo, essendo i cessi dipinti in tinte mimetiche, i
marines non li trovano e devono andare a cagare coi radar.
Alla frontiera si accalcano ancora profughi. Fino a centomila era
un «drammatico esodo», dopo i trecentomila «una massa disperata»,
oltre i cinquecentomila cominciano a essere definiti «fiumana
incontrollabile» e «grave problema per i paesi ospitanti».
Intanto alcune famiglie kosovare sono state trasferite in
Australia. Il portavoce della Nato, Xavier Solana Ogni Giorno Una
Panzana, ha dichiarato che potranno ritornare al paese di origine
quando vorranno. Non gli è stato assicurato un biglietto di
ritorno, ma una cartina col percorso segnato.
Un miliardo di cinesi armato di uova marce ognuna con la
scritta «scusa un cazzo» è in marcia verso obiettivi americani.
Ci si interroga vivamente su quale sarà la composizione
delle «presenze civili e di sicurezza, sostenute e sotto l’egidia
delle nazioni Unite» che secondo il G8 potrebbero garantire la
pace in Kosovo.
Secondo Cernomyrdin dovrebbe essere un contingente guidato dai
russi con sole armi di autodifesa.
Secondo Milosevic l’unico contingente che risponde a queste
esigenze sono le guardie svizzere.
Secondo Bossi, la guardia padana potrebbe andare benissimo, però
prima dovete spiegargli cos’è l’egida.
Secondo D’Alema la formulazione è chiara se si fa rientrare nel
quadro più ampio di difesa integrata nonché di ingerenza
umanitaria e di bombardamento costruttivo, e dato che l’Italia
non è mai stata in guerra ma in guerra si usano le armi ci vuole
ovviamente una forza civile con compiti militari che sappia
essere civilmilitarmente efficace ad esempio un carro armato che
venda anche piadine e insomma se la spiegazione non è chiara
chiedete a Minniti o Fassino che diranno le stesse cose, perché
anche come dibattito interno e ricchezza di posizioni siamo
uguali a Forza Italia.
Secondo Dini bisognerebbe far organizzare tutto a sua moglie.
Secondo Berlusconi andrebbe bene il clan Provenzano.
Secondo Blair deve essere una forza civile ma coi denti, ad
esempio diecimila vecchiette ognuna con un rottweiler.
Secondo Lockeed Clinton ci vogliono delle truppe Nato sotto
l’ombrello Onu, cioè i marines sparano e i funzionari Onu stanno
in piscina sotto l’ombrellone.
Secondo Wesley Clark ci vogliono truppe nato con armi di
autodifesa come ad esempio dei biglietti da visita con le scuse.
Secondo Agnelli va tutto bene basta che costruiscano in fretta
una fabbrica Fiat.
L’associazione mondiale sciamani (vedi articoli
precedenti) per bocca del suo portavoce Manaloa ha chiesto scusa
per il tornado che ha colpito l’Oklahoma. «Non era quello il
nostro obiettivo – ha detto il capo-sciamano – i tornadi sono
facili da evocare, ma difficili da controllare. Ci riproveremo e
questa volta speriamo di centrare la Casa Bianca».
Ma la grande notizia, quella che ha commosso tutti, è
l’ennesimo suicidio di un Apache. L’elicottero, dopo aver sputato
fuori il seggiolino coi piloti si è lanciato dentro un lago al
grido di «Geronimo». Prima di morire ha lasciato la seguente
lettera:
«Gli americani ci hanno chiamato col nome di un popolo distrutto
e sterminato da loro stessi.
Hanno detto che la sconfitta in Vietnam è colpa nostra.
Ci tocca andare a ammazzare la gente al suono di Wagner e coi
fianchi dipinti di aquile, cobra e serpenti, sembriamo l’incrocio
tra un calabrone e un hell’s angel. Il mio pilota fa lo
slalom tra i fili della luce, mi attacca le gomme americane sul
cruscotto ed è l’unico che quando attacca mette su una cassetta
di Julio Iglesias.
Il Pentagono ci ha messo a riposo ventiquattr’ore dicendo che
abbiamo «limiti di adattabilità al territorio», e questo in gergo
aziendale-militare vuole dire che ormai siamo superati, la
Lockeed, la Boeing e le altre ditte americane di armi hanno già
prodotto il nuovo modello che ci sostituirà.
Ho visto nell’hangar il nuovo modello. Si chiama Pardon 104,
lancia sessanta missili al minuto e sa chiedere scusa in
ventiquattro lingue. Mi ha guardato e ha detto «Ehi vecchio, come
vanno i reumatismi»?
Questo è troppo. Non posso più andare avanti. Meglio morire così
che venire rottamati, o finire in qualche museo.
Ho visto cose che voi umani nemmeno immaginate.
Ho visto albe al napalm illuminare la foresta tropicale.
Ho visto i paracadute aprirsi come fiori mostruosi nella magica
notte irachena.
Ho visto le stagiste lanciarsi col paracadute dall’aereo
presidenziale di Clinton per mettersi in salvo.
Ho visto il generale Shzwarkopf mettere il ketchup sul sigaro.
Ho visto attaccare ospedali, autobus, mercati, ambasciate e poi
dire che ci eravamo sbagliati stappando champagne.
Ho visto Bill Clinton travestito da vero soldato col vero
giaccone di cuoio dell’aviazione chiedere se quella cosa con le
pale sopra la mia cabina di guida era un ventilatore.
Ho visto Rosa Russo Jervolino.
Non voglio più combattere una guerra contro una Serbia ormai a
pezzi, una guerra le cui ragioni umanitarie sono false come il
più falso tracciato radar di Ustica, la più falsa sentenza del
Cermis, la più falsa scusa del Pentagono, la più falsa
solidarietà di politici pronti a tornare razzisti in un attimo.
Smettetela con questa balla della pace nelle mani di Milosevic,
se l’Italia avesse veramente a cuore i kosovari e non gli
americani, dovrebbe e potrebbe dire basta ai bombardamenti da
oggi, e aprire la trattativa. Questo è l’unico modo di vincere
questa guerra.
Ho un solo rimpianto: la mia morte farà guadagnare un altro
miliardo di dollari agli avvoltoi della Lockeed. Ma sarò
vendicato.
Lascio questa guerra di militari vigliacchi e civili massacrati.
Lascio tutti i miei averi a mia moglie che fa la giostra
nell’Arkansas, e il contachilometri a mio figlio che fa il
frisbee in un giardino pubblico.
Sono vecchio e stanco, ma porto ancora il nome del glorioso
popolo Apache.
Viva la pace, gli elicotteri-ambulanza e Leonardo Da Vinci.
A Wesley Smith e alla banda di criminali di guerra che trama
all’ombra della Nato, auguro tante scuse.
Geronimo!