“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
Dieci consigli ai mediameccanici
I miei amici metalmeccanici sardi e torinesi, nonché il maggior studioso
di metalmeccanologia esistente, Loris Campetti, si lamentano perché gli
scioperi delle tute blu, e degli operai in genere, non hanno alcuna
rilevanza sui media. Essendo io uno dei maggiori esperti mondiali, in
virtù della mia vasta esperienza di lavoro in fabbrica, nonché della
quotidiana frequentazione degli studi televisivi, mi chiedono consigli
su come avere un look mediatico che dia maggiore share nei network e
più appeal nel target del business, perché, sempre per dirla in
inglese, se son rot i bal di fare i fantasmi.
Ecco alcuni consigli pratici di immediata efficacia.
- L’ideazione del reality show «l’isola dei ferrosi», in cui dieci
operai ambosessi saranno chiusi in reparto possibilmente a rischio e
con aria irrespirabile. Dovranno affrontare prove quali attraversare
vasche di acido, dormire vicino alla pressa e alesare le canne dei
cilindri con le unghie. I meno simpatici saranno eliminati da un
pubblico formato da imprenditori trevigiani. Ma intanto le loro liti e
vicissitudini, e assemblee e cancheri e sputi con catarro li renderanno
personaggi televisivi, dopodiché saranno invitati ore e ore su tutti i
canali come veri Vip, con la differenza che i Vip veri non sanno fare
un cazzo. - Una metalmeccanica, chiamiamola Marisa, faccia sparire il figlio,
fingendo di non ricordare dove l’ha messo, e facendo nascere il
sospetto che l’abbia ammazzato. Dopodiché sarà intervistata in
televisione ogni giorno, si mobiliteranno decine di giallisti e la
fabbrica verrà accerchiata da cineprese e turisti entusiasti, ai quali
gli operai potranno spiegare le ragioni della lotta sindacale di Marisa
a partire dal suo dramma. - Alcuni metalmeccanici volontari si incatenino a Fassino, Bertinotti e
Rutelli. Li seguano ovunque, e prima o poi finiranno, almeno due volte
al giorno, in uno studio televisivo. Qua potranno chiedere la parola, o
interrompere i leader, o alzare cartelli e striscioni, comunque farsi
vedere sullo sfondo finché non diventeranno anche loro Vip e personaggi
televisivi (vedi punto uno). - Il consiglio di fabbrica deve dichiarare che, in un reparto, un
albanese ha toccato il culo a un padano. Si scatenerà una bailamme su
castità, razza e integrazione, da Calderoli a Ruini e da Magdi Allam a
Valeria Marini. - Dire che quest’anno, nelle fabbriche italiane, sono stati catturati
duecento terroristi, tutti spalmati nelle presse come tappeti. - Clonare Milena Gabanelli e Loris Campetti (nel primo caso il problema è etico, nel secondo caso estetico).
- Chiedere uno speciale «il Processo della Domenica», con la moviola per gli incidenti di lavoro.
- Chiedere a Pietro Perotti di organizzare un grande corteo coi suoi
pupazzi di gommapiuma e farlo partecipare a uno dei cento dibattiti
quotidiani sulla satira politica, con la differenza che Perotti manderà
a cagare tutti, mentre gli altri comici li faranno cavalieri. - Invece di lamentarsi, fare una televisione di sinistra (questa è sicuramente la più difficile, ormai da trent’anni).
- Andare davanti a Montecitorio e spaccare tutto, ma in un serial
ambientato negli anni sessanta. La televisione e i giornali
brulicheranno di tute blu. O no?