Dramma teologico-neurologico in un atto. Personaggi: il pre e il pap.
Pre — Buongiorno Sua Santità.
Pap — Buongiorno signor premier… sono lieto di questo incontro, utile a rafforzare i legami che uniscono la nostra chiesa al vostro stato e alla fattiva collaborazione che…
Pre — Mi scusi Santità ma abbiamo solo mezz’ora e vorrei venire al dunque.
Pap — Prego?
Pre — Al dunque, al vero motivo della mia visita. Dunque, io non sono contento di voi…
Pap — Ma come? Con tutto il sostegno che vi abbiamo dato, lo IOR, i cardinali, i vescovi…
Pre — No. Io non sono contento… del suo superiore…
Pap — Intende dire?
Pre — Proprio di Lui. Mi spiego. Io non dovrei avere più pensieri, né problemi. Sono uno statista che ha fallito due volte e mi hanno rieletto. Sono dieci volte più ricco di quando ho cominciato a fare politica. L’opposizione mi regge lo strascico. E a forza di leggi ad personam, sono intoccabile. Sto eliminando i giudici, la magistratura, i processi, ripulendo la stampa, nessuno potrà più sfiorarmi…
Pap — E allora?
Pre — A allora? Non vede come sono esasperato, con quanta rabbia continuo ad accanirmi, a dire che ce l’hanno tutti con me, a tentare di spegnere ogni critica… e che cos’è questo secondo lei?
Pap — Uh, credo di capire.
Pre — Esatto. E’ questa maledetta coscienza, il senso di colpa, il sapere cosa veramente sono. Crede lei che se fossi convinto di essere innocente, se fossi sereno e in pace con me stesso, mi darei tanto da fare? No, ho sempre quel rovello, quel rimorso, quel coltello nel fianco.
Pap — Ma figliolo,bisogna accettare…
Pre — No Santità scusi se glie lo dico ma il Suo Superiore ce l’ha con me. Continua a torturarmi. E io non so più che leggi fare, che televisioni e giornali comprare, che bugie dire. Continuo a sentirmi colpevole e disonorato, vivo come se fossi un evaso, e ogni mio atto lo denuncia.
Pap — Ma Lui non c’entra…
Pre — C’entra, c’entra. C’entra fin dall’inizio. Lui è prevenuto. Guardi come mi ha fatto piccolo, guardi cosa devo fare per coprire i segni della sua palese inimicizia. E non solo mi ha fatto cadere i capelli, ma mi arrovella, mi fa rosicare, non mi fa dormire la notte. Insomma lei deve intervenire contro questa persecuzione…
Pap — Premier, io posso dire ai vescovi di intervenire nel dibattito politico, posso darle dei consigli su come investire, posso assolverla, ma non posso parlare direttamente con Lui…
Pre — Come sarebbe a dire! Che capo è lei? Se lei è il capo, deve avere il filo diretto, il telefono rosso, come Bush! Deve parlare con Lui e dire che lo ricuso.
Pap — Ma lei bestemmia!
Pre — Uffa, sono stanco di dover dimostrare la mia innocenza sapendo benissimo che non sono innocente. Quindi lo ricuso. Sceglierò un altro Dio.
Pap — Orrore!
Pre — Sì, Letta e Schifani stanno compilando una lista di centoventi divinità pagane. Ci metto niente, a sostituire il crocefisso nelle scuole con un totem. Faccia qualcosa o le tasso gli immobili!
Pap (barcollando) — No,questo no.
Pre — Allora agisca subito. Deve dire al suo capo che la smetta di avercela con me, che non voglio avere più rimorsi, né rodermi l’anima.
Pap — Sì, ma praticamente cosa vuole?
Pre — Voglio che in luogo e data certa, in modo che le televisioni possano riprendere l’evento, le nubi si squarcino e dall’alto scenda una luce, un angelo, o qualcosa di altrettanto gradito all’audience, e che una voce tonante dica al mondo: quest’uomo è un martire, quest’uomo è innocente, quest’uomo è assolto, nessuno lo tocchi più.
Pap — Non credo che si possa fare…
Pre — Si può, si può, lei deve avviare l’operazione SSS, Silvio Santo Subito. Non saboti il dialogo! Se si rifiuta, si prepari pure a trasferire altrove il Vaticano, che ne dice del deserto libico?
Pap — No, la prego. Ciò che chiede è difficile…
Pre — Lei ha tre giorni di tempo. Dopodiché io ricuserò lei e il suo datore di lavoro.
Pap — Mi lasci sette giorni.
Pre — Va bene. Allora devo andare, ecco il regalo che le avevo portato. Un mio ritratto di dieci metri da mettere al posto del Cenacolo.
Pap — Ecco il regalo per lei. Una palla di vetro con la neve artificiale e dentro un nano.
Pre (furente) — Lo vede? Anche lei è d’accordo con lui. La ricuso! Lei è prevenuto! Lei mi perseguita (cerca di aggredirlo, si scontra con le guardie svizzere. Il seguito è soggetto alla censura per le intercettazioni)