Era una bella giornata di primavera. Il nevischio mummificava le rondini e raffiche ai duecento…
E Baggio creò il gol
Tutte le grandi opere d’arte, dal Mosè di Michelangelo al Ciao di
Italia Novanta, hanno alle spalle una storia misteriosa e tormentata.
Il gol di Baggio ai ceki, capolavoro del genio italico contemporaneo, non
si sottrae a questa regola. Baggio ebbe l’intuizione dell’opera nel momento
stesso della conversione religiosa, dopo un lungo colloquio con il
democristiano Gianni Rivera. La sera stessa diventò buddista e
vegetariano. In questa fase iniziale egli ebbe come sponsor ufficiale il
minestrone Knorr e come guida spirituale Gianni Agnelli. Quando Baggio
seppe di essere stato venduto alla Juve per 26 miliardi, cosi scrisse ad
Agnelli:
«Maestro, ho avuto l’intuizione di una grande opera d’arte. Essa
sarà composta di tre parti, ma non so ancora quali. Vorrei fondervi
l’estro mediterraneo e l’essenzialità orientale. Purtroppo il clima
dei Mondiali non è adatto alla meditazione. Lo pseudoculturame
disfattista e l’estremondialismo giornalistico litigano chiassosamente. Io
stesso, anche dopo ore ed ore di yoga, trovo la sigla di Moroder e lo spot
di Tornatore due orrende patacche. E inoltre mi chiedo: tutto questo danaro
non turberà la mia via verso l’illuminazione?».
Agnelli gli risponde con una bellissima poesia confindustriale giapponese:
sfiorato dal vetro della Toyota
tu pensa a giocare
che ai soldi ci penso io».
Ma Baggio non è sereno. La staffetta Carnevale Schillaci lo turba.
Scrive al maestro zen Deishimaru:
«Ieri a Marino guardavo le immagini degli hooligans inglesi contro sei
divisioni corazzate italiane e riflettevo sulla violenza. Mi sono ricordato
di quella volta che a Coverciano hanno cercato di estrarmi dalla macchina
con un apriscatole gigante. Erano forse gli stessi tifosi che ora mi
osannano? Forse sono troppo spirituale per questo calcio cosi maschio e
violento. Mi ritirerò a Hokkaido, o a Capalbio, e rinuncerò
alla mia opera».
Il maestro Deishimaru non risponde, essendosi ucciso per la mancata
qualificazione del Giappone al Mondiale. È un momento critico nella
carriera di Baggio, il cosiddetto “periodo blu” in cui non riesce a
rimediare altro che calcioni e lividi nelle gambe. La stampa sportiva
sembra averlo dimenticato. Segue le partite in tribuna e partecipa a una
ola durante la quale due persone che si erano rifiutate di alzarsi vengono
linciate al grido di “boia chi non ola”. Inoltre Spadolini, nel
risedersi, gli schiaccia una mano. L’esperienza lo sconvolge. Si butta
nella lettura dei testi zen, trovando sorprendenti analogie con gli
interventi di Biscardi. Una sera, mentre si taglia le unghie, scopre con
sorpresa che i suoi piedi hanno due lati: uno dalla parte del mignolo e uno
dalla parte dell’alluce.
«Credo che per la mia opera userò soprattutto la parte destra
del piede destro», scrive subito a Gauguin, «in quanto meglio si
adatta alla mia intuizione. Ieri ho avuto un colloquio con Vicini che mi ha
detto: “Tieniti pronto, forse giocherai, Vialli ha un problema alla
coscia destra, è stato morso da un castoro”. Ho un dubbio: che
non mi abbia detto la verità?».
Alla vigilia di Italia-Cecoslovacchia la polemica tra disfattisti e
estremondialisti è al culmine. Un pensionato esasperato perché
non lo ricoverano urla «chissà quanti ospedali si potevano
costruire coi miliardi degli stadi» e
viene selvaggiamente picchiato e finalmente ricoverato. In questo clima
Baggio vive una grave crisi religiosa e calcistica. La sera della vigilia,
mentre sta preparando la sua ciotola di riso e alghe di Gabicce, entrano
nella sua stanza Agnelli e Vicini.
«Domani giocherai», gli dice Agnelli.
Baggio scrive subito a Lou Andreas Salomé. «Sento che domani
accadrà qualcosa. Stasera, mentre contemplavo la notte serena e
Serena in pigiama, ho avuto un’altra illuminazione. Nel cielo volava una
formazione di anatre quattro-due-quattro. Erano anatre inglesi, scacciate
dagli stagni sardi di Cabras.
Una di esse, forse per le manganellate della polizia, volava a zig-zag. Se
io unissi il movimento a zig-zag a quello dell’esterno del piede, sento che
potrei creare la mia opera. Però manca ancora qualcosa, il terzo
elemento».
Perciò nel cuore della notte Baggio interrompe la meditazione e
decide di confidarsi con un compagno. Bussa alla porta di Schillaci.
Il tenace siciliano è immerso nella vasca da bagno e palleggia di
testa per tenersi in allenamento.
Baggio capisce: è il pallone l’elemento che gli mancava.
La sera dopo, contro la Cecoslevacchia, parte a zig-zag spingendo il
pallone con l’esterno del piede e il risultato è quello che
sapete.
Quel gol-capolavoro che ci fa delirare e suonare i clacson e abbiamo
già visto sicuramente più volte del Mosè.