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Gli arditi scalatori

C’ è qualcosa che cambia nel reame di Nibor Dooh? Qualcosa
che si rinnova, che pulsa fermenta e freme, oltre alla virile
impazienza dei manganelli?
No. Nulla cambia e nulla cala.
Non calano le tasse per i non imprenditori, non calano gli
scontri mortali sulle strade, non calano gli incendi, i traghetti
assaltati e gli aerei cancellati.
Non cala la lava sull’Etna ma non frega niente a nessuno, tanto
hanno già votato.
Non calano gli amori tra dive e calciatori e tra mafiosi e
imprenditori.
Il fatto è che in questo regno non è di moda calare, ma scalare.
La plutocrazia italiana ginnica ed euforica, ben protetta dal
Miliardario Capo, scala. Si innalza si inerpica e ascende, spinta
dalla bella ebbrezza che la assale tutte le volte che respira
alta quota di impunità.
Dimentichi del breve flirt con la sinistra, dopati di avidità,
eccoli partire per le cime del Grande Affare.
Tronchetti Provera (copertoni cavi e ricavi) insieme a Benetton
(abbigliamento, formula uno, pecore e asili per la formazione al
lavoro) scalano la Telecom di Colaninno e Gnutti, sponsorizzata
dalla guida alpina D’Alema, leggenda delle dolomie di Gallipoli.
D’Alema ha governato il paese due anni quasi mai silente ma
sovente assente.
Ad esempio sapeva tutto sulla vocazione della sinistra al
capitalismo ma non si era accorto delle spinte fasciste nella
polizia.
Vissani non lo aveva avvertito.
Colaninno e Gnutti razza padana si rifaranno comprando sigarette
banche e vacche.
Al posto di Colaninno si inerpica Bondi, ex-Montedison che le
cronache descrivono così.
«Dice di essere un chimico e non un economista, ed è
facilmente riconoscibile per la magrezza e le borse sotto gli
occhi».

Le borse sono una di Tronchetti Provera e l’altra di Benetton
Maglion.
Incerto il futuro di La Sette che doveva diventare il terzo polo
televisivo.
Il problema è che intanto sono spariti il primo e il secondo
polo, fusi in una colata lavica Finraivest.
Gasparri dopo la caduta del lifting di Fini vorrebbe fare Alala’
Sette
Ma a tutta velocità arriva e lo brucia Lunardi con la proposta Lu
Sette.
Andare ai centosettanta in autostrada porta infatti molti
svantaggi ma anche qualche svantaggio.
Vantaggi:
Uno, entrando in una galleria costruita da Lunardi, è
consigliabile andare forte per uscirne subito.
Due, ai centosettanta i cani abbandonati e gettati dai finestrini
vengono centrifugati nell’impatto.
Tre, ai centosettanta e più facile uscire di strada e quindi non
intasare la carreggiata.
Quattro, a Agnelli piace così.
Ma c’è anche uno svantaggio.
Ai centosettanta è difficile frenare in tempo e fermarsi a
guardare le lamiere e i cadaveri, occupazione che i vacanzieri
annoiati e gli automobilisti curiosi amano sopra ogni altra
cosa.
La Sette posizionerà dei grandi maxischermi al termine di ogni
autostrada, strada e viale.
Sarà così possibile rivedere anche in moviola tutti gli incidenti
che avete perso durante il tragitto.
I moderati della Casa della Libertà si sono detti d’accordo, a
patto che tra un incidente e l’altro non vengano trasmessi spot
violenti.
Si apre così la porta all’ultima scalata, la Cima Coppi degli
affaroni, il Kappadue delle abbuffate finanziarie, la madre di
tutte le scalate.
Si sta preparando una cordata autonoma.
Confalonieri-Piersilvio & Paolo Berlusconi-Dell’Utri-La Loggia e
il tre per cento a Bossi e Fini.
Il governo si dichiara neutrale riguardo all’operazione.
Questa cordata scalerebbe la Fiat che ha incorporato la
Montedison che ha ingoiato la Telecom che ingloberà la Finivest e
sarebbe così risolto il conflitto di interessi.
Il consiglio di amministrazione verrà formato da tutti i ministri
e sottosegretari addetti al programma di governo dato che il
programma di governo è ormai evaporato.
Per la presidenza il favorito è Pisanu, se Montezemolo non lo
viene a sapere. Perché se Pisanu è il mastino delle poltrone,
Montezemolo è il bracco delle cariche, punta i nuovi stipendi
come fagiani.
E mentre tutti scalano, dopo due mesi la montagna incantata di
questo regime comincia già a scricchiolare. Senza illuderci
troppo, elenchiamo qui dieci motivi di speranza, alcuni
partigiani, altri bipartisan.
1) Il buco non c’è, Tremonti aveva conteggiato anche il suo
stipendio e le spese elettorali di Silvio.
2) Appare ormai lampante che questo non è un governo, è una vasca
di squali depressi.
3) La sfida di un movimento attento, responsabile, non violento,
che impari a sorprendere, a giocare su terreni diversi da quello
dell’avversario, che lavori ogni giorno, e che sia sexy.
4) Kimala.
5) Il fatto che Bush è popolarissimo in Italia ma comincia a
stare sui coglioni agli americani.
6) I metalmeccanici né silenti né assenti.
7) Il ritorno di Baudo al festival di Sanremo.
8) La ripresa del campionato con relativa riappacificazione, in
tribuna Vip , tra destra e sinistra istituzionale.
9) La speranza che il manifesto venda settantamila copie
anche quando non ci sono delle disgrazie.
10) La storia è una severa maestra.
Concludiamo con due noterelle.
Per prima cosa ringrazio della lettera il gruppo di poliziotti
democratici “agente Olla”, capisco la loro incazzatura e gli
risponderò quanto prima.
Due: un amico, rocciatore aostano non sponsorizzato, mi fa
giustamente notare che “scalata” è termine che comporta
allenamento, passione, coraggio, e spesso disinteresse e amore
per l’avventura. Grande è la sofferenza di questi artisti della
parete quando il termine viene applicato alle manovre dei
potenti.
Propone quindi di riportare il termine scalata in abito montano e
usare in campo finanziario termini quali accaparramento,
acquisto, inglobamento, o anche inciucio, pasticcio, truffa.
Segnaliamo la sua proposta.

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