laRepubblica 4 aprile 2020 Ogni solitudine contiene Tutte le solitudini passate Il signor Eremio viveva…
Il bosone di Gennaro e il mistero della pizza
Erà prevedibile che la scoperta del bosone di Higgs causasse dubbi, polemiche e invidie. Ma l’intervista che presentiamo è assolutamente vera e inconfutabile: senza alcun dubbio il pur degno Higgs ha rubato l’idea del bosone a Gennaro Jacoviello, un vecchio pizzaiolo di Napoli, che per la sua abilità nel preparare la pizza è detto appunto “o scienziato”.
Signor Gennaro vuole spiegarci come era arrivato molto prima di Higgs alla scoperta?
— Per la verità io e mio fratello Giuseppe, pizzaioli professionisti, ci interrogavamo già nel 1960 sul fatto che qualche volta la pizza veniva perfetta e qualche volta no. Insomma, non era solo problema di acqua, farina e dosaggio. A volta la consistenza della pasta, diciamo la massa della pizza era più elastica oppure dura, e anche la cottura veniva meglio o peggio al di là della temperatura del forno, per non parlare del mistero della forza di gravità che faceva sì che una pizza su dieci cadesse dalla pala di mio fratello, anche se è vero che lui beve dieci litri di birra ogni serata di lavoro.
— E allora?
— E allora mi venne da pensare che c’era qualcosa di misterioso, un lievito cosmico, qualcosa di non visibile che permetteva all’universo della pizza di aggregarsi in modo particolarmente riuscito. Studiai anni e anni le farine, l’acqua, persino il pomodoro e i carciofini, ma riuscii soltanto a stabilire una teoria algoritmica con cui si distingueva la mozzarella buona dalla cattiva.
— Com’era la teoria?
— Se la mozzarella puzza è cattiva se no è buona. Finché una notte di cinquant’anni fa, cioè due anni prima della teoria di Higgs feci un sogno. Sognai il mio protettore San Gennaro, sospeso in cielo su una nuvola di scamorza. Mangiava un trancio di pizza e diceva: “È come nu cappero ma non è un cappero. Cerca, cerca Gennà, solo tu puoi risolvere il mistero della pizza… il novantasei per cento dell’universo è un mistero, ma si può capire il quattro per cento. È molto più di quanto gli umani capiranno mai sulla loro economia. Vai Gennaro. E come dice la Fornero, lavora, lavora che il lavoro non è un diritto”.
— Ma allora la Fornero non la conosceva nessuno…
— Era un sogno premonitore. Allora che feci? Mi feci prestare da Fausto, l’orefice, una lente di ingrandimento e esaminai per bene i sei impasti di pizza che avevo appena preparato. E infine feci la scoperta… In alcuni degli impasti non c’era nulla, ma in due c’era una specie di luminescenza, come una lucetta del presepe. Guardai meglio e vidi, un minuscolo cappero sorridente. Era il bosone. Febbrilmente, misi in forno tutto. Beh, le pizze che vennero dai due impasti bosonati erano sicuramente le migliori.
— Quindi da lì nacque la sua fama di pizzaiolo scientifico.
— Esatto. Imparammo quale era il modo migliore per lavorare la pizza in modo da far sì che gli elettroni, i bosoni e la pommarola si fondessero in una massa universalmente gustosa. Imparammo che il bosone è musicofilo e appare, ad esempio, quando si canta. Io e mio fratello passammo ore a impastare cantando “na sera e maggio” e “malafemmena”. Non avevamo i soldi per costruire un tunnel di trenta chilometri, o un acceleratore di mozzarelle, ma allungammo il forno di un metro. E da allora il bosone appare quasi sempre. Penso che in qualche modo, tragga la sua linfa dall’energia delle mani che impastano e dal calore del forno. Forse, come dice Margherita Hack, Dio è un pizzaiolo.
— Ma perché non brevettò la sua scoperta e non la rese nota alla comunità scientifica?
— Parlai con mio fratello. Ci dicemmo: gli scienziati stanno già inguaiati. Non sanno prevedere un terremoto, non sanno curare un raffreddore, non hanno una teoria economica che regga, non sanno fermare il disastro climatico, vanno sulla luna e poi non ci fanno niente, spendono un terzo dei soldi della ricerca per le armi, c’hanno già tanti problemi, meglio che non gli mettiamo che questo pensiero nella capa.
— E Higgs?
— Ecco quello che accadde. Cinquant’anni fa venne nella nostra pizzeria un signore inglese molto gentile. Si mangiò quattro pizze e disse “wonderful, mai mangiata una pizza così. Ma qual è il vostro segreto?”. Io non gli dissi niente. Ma mio fratello Giuseppe ci cascò, si mise a bere birra con lui e a raccontare, e il signore inglese faceva disegni e prendeva appunti e così ci rubò la scoperta.
— Ma è tutto vero?
— Giuro su Totò. Io sono contento che al signore inglese adesso gli diano il Nobel. Ma almeno vorrei che il merito della scoperta venisse diviso. Che lo chiamino Bosone di Higgs-Jacoviello o Gennarone di Higgs. Non è giusto che si parli di Napoli solo per il vibrione o la spazzatura. Anche il bosone è roba nostra. Se l’universo si regge, non è solo per il Primo Petardo, o Big Bang come lo chiamano loro. Ci sono anche i protoni, gli elettroni, i guaglioni, i lavoratori che in continuazione si fanno un culo così… E poi non è importante come inizia l’universo, ma come va a finire, che in fondo è la stessa cosa.
— E lei ha in progetto nuove scoperte?
— Sì sto studiando il problema dei buchi neri, dell’eruzione del Vesuvio, e soprattutto come consegnare la pizza a domicilio col teletrasporto. Sa, pizzaioli si nasce, scienziati si diventa. Ma adesso basta devo lavorare. Posso offrirle una pizza tre stagioni?
— Non era quattro stagioni?
— Purtroppo con la spending review Monti ci è piombato addosso. Ha detto che tre stagioni bastano, e ci ha tassato i funghi. Spero che non tassi anche i bosoni, se no è un disastro.
— Capisco. Grazie di tutto. Ci batteremo perché anche a lei venga dato il Nobel.
— Con quello che costa, mi basterebbe un abbonamento di tribuna al Napoli. E se vede Higgs gli dica che non ci si comporta così…