laRepubblica 4 aprile 2020 Ogni solitudine contiene Tutte le solitudini passate Il signor Eremio viveva…
Il commentatore bipartisan
Dopo l’esplosione di Calciopoli, sono già nati due gruppi di
ultrà: quelli della condanna e quelli del perdono. La nuova
linea “tutti colpevoli, nessuno colpevole” sta fronteggiando
l’indignazione iniziale. Ovviamente l’esito dei mondiali
influenzerà le decisioni future. Piazza pulita o amnistia? Come
abbiamo già fatto nei campionati passati, presentiamo una
soluzione bipartisan. Cioè due pezzi, uno da leggere in caso di
eliminazione rapida dell’Italia, e un altro in caso di passaggio
al turno successivo.
Articolo uno (in caso di eliminazione al primo turno)
Un manipolo di mercenari guidati da uno stolto incompetente,
espressione di un campionato corrotto e guasto, hanno consumato
in Germania l’ultimo atto di una catastrofe che noi avevamo
previsto da tempo.
Il calcio che esce pieno di vergogna da questo Mondiale è il
calcio dei Moggi, dei De Santis, dei Galliani e dei Carraro,
tutti idealmente corresponsabili del dileggio di cui il mondo
ora ci fa oggetto.
Uomini che non si sono fatti scrupolo di creare un perverso
reticolo di telefonate subdole, di ricatti, di sorteggi
truccati, di favori a figli e nipoti, fino alla farsa di
chiudere arbitri negli spogliatoi e regalare automobili e
orologi a guardalinee e giornalisti, in un’indecente escalation
di corruzione.
Questo veleno poteva avere un solo effetto: e cioè
l’eliminazione della nazionale italiana dai mondiali.
I giocatori azzurri hanno mostrato sul campo la loro fiacca
pochezza di miliardari viziati mossi non da passione calcistica,
ma da sfrenato esibizionismo, onnipresenti in spot ossessivi e
volgari pubblicità dove mostrano i corpaccioni nudi e
anabolizzati in sordidi spogliatoi, per sostenere un ormai
spento e pacchiano Made in Italy. E così li abbiamo visti
trascurare gli allenamenti per trastullarsi in conversazioni con
passerotti, sfornare libri di battutacce e collezionare amorazzi
con veline.
E che dire dell’omertà, delle scommesse, e del doping? Si
vergogni chi ha taciuto!
Ma oggi la realtà del calcio moderno ci punisce. Avevamo deriso
e sottovalutato il crescere gioioso del calcio africano,
l’entusiasmo dei gagliardi marines del soccer Usa e la grande
tradizione ceca.
Sul campo si è visto come il nostro calcio, senza la protezione
di arbitri compiacenti e di camarille, sia ben poca cosa. Dov’è
finita la fantasia italica, se i nostri giocatori nel tempo
libero sono ormai onanisti da playstation?
Ora una sola è la parola d’ordine: punire i colpevoli.
È necessario un vero repulisti. Stipendi decurtati, indagini a
tappeto su contratti e bilanci e soprattutto punizioni
esemplari. Condanne severe per chi ha distrutto il calcio
italiano. Moggi, De Santis e Galliani radiati a vita. Juventus,
Milan e Lazio e compagnia bella in serie C, anzi nelle
interregionali. Moviola in campo, negli spogliatoi e nelle
discoteche, arbitri esteri che sostituiscano la corrotta classe
arbitrale nostrana. E come giornalisti, ci impegniamo fin d’ora
affinché questo accada, senza favoritismi di sorta. E se a
Natale qualcuno di noi riceverà non dico un orologio Rolex, ma
anche un semplice panettone, lo rispedirà al mittente con la
motivazione: «Adesso basta!».
Pezzo due (in caso di passaggio del turno)
Un manipolo di eroi guidato da un Napoleone del calcio,
espressione di un glorioso campionato più forte dei sospetti e
della caccia alla streghe, hanno consumato in Germania il
riscatto morale e tecnico che noi avevamo sperato e previsto da
tempo.
Il calcio italiano che esce da questa meravigliosa impresa non è
il calcio dei corvi e dei mestatori, ma il calcio che anche i
tanto vituperati Moggi, Galliani e De Santis, hanno tenuto in
vita, forse con qualche esagerazione e birichinata, ma sempre
dettata dalla passione sportiva.
Uomini che sono stati crocefissi per qualche telefonata di cui
era evidente l’intento conviviale e goliardico, colpevoli solo
di essersi preoccupati dell’avvenire dei loro figli, additati al
ludibrio per qualche innocua burla e la propensione a donare.
Ma questo veleno non ha intaccato la saldezza morale degli
azzurri che hanno mostrato sul campo come non siano i miliardi,
ma l’amore patrio a guidare piedi e cuori. Calciatori moderni
che sanno interpretare con intelligenza il loro ruolo di
testimonial, fino a esibire la loro maschia bellezza per
propagandare il sempre fresco e inventivo Made in Italy. Ma
anche capaci di parlare con gli animali, di pubblicare deliziosi
florilegi di battute e pronti a ricordare al mondo la
superiorità dell’amante latino al fianco di giovani artiste
belle e promettenti.
E che dire sulle presunte omertà, sulle scommesse, sul doping?
Si vergogni chi ne ha parlato.
Ma il calcio moderno ci ha dato ragione. Qualcuno aveva
sopravalutato e agitato come spauracchio lo sgangherato calcio
africano, il ridicolo tentativo americano di giocare a baseball
coi piedi e l’ormai bolso calcio cecoslovacco.
Sul campo si è visto come non sono gli arbitri o le camarille a
determinare il risultato, ma la tecnica e gli attributi. E
all’estro del nostro calcio, abbiamo unito i fulminei riflessi
allenati dalla pratica dei videogiochi.
Ora una sola è la parola d’ordine: punire i colpevoli.
È necessario un repulisti. Via gli accusatori e i mestatori.
Querele e multe a chi ha sparso fango, sanatorie per i bilanci.
Certo qualche piccola irregolarità c’è stata, e non vogliamo il
solito insabbiamento. Perciò lanciamo una proposta di
indiscutibile limpidezza: il prossimo anno tutte le squadre di
serie A, partiranno da meno quindici punti. Con questa giusta
penalizzazione, nessuno potrà dire che il campionato non nasca
regolarmente.
Ma soprattutto, siano comminate condanne severe a chi ha
calunniato. Radiati dall’albo Zeman, Rivera e Borrelli. Moggi
Galliani e Carraro senatori a vita, a parziale riparazione dei
torti subiti.
Per finire, come giornalisti, sorveglieremo che niente più turbi
il campionato più bello del mondo. E se a Natale qualcuno
riceverà non dico un orologio, ma un solo panettone, lo
rispedirà al mittente con questa motivazione: «Cazzo, mi avevate
promesso una Fiat Croma!».