Dopo il successo della Guida di New York (Panorama 941), abbiamo rintracciato anche una Guida…
Il diavolo non crede alla Tv
La protettrice della televisione, regolarmente registrata nell’apposito elenco, è Santa Chiara. Una volta, infatti, San Francesco celebrava una messa e Santa Chiara, malata, non poteva andarci. Miracolo! Il Signore trasmise in diretta la messa sul muro della camera da letto della santa. Santa Chiara gradì molto la cosa, anche se la stessa notte ebbe un incubo per la febbre e vide proiettata sul muro una tribuna politica con Galloni.
Da allora, il confine tra visione e televisione, miracolo e show, apparizione e collegamento in diretta, è sempre stato labile. Non sapremo mai se la «musica celestiale» udita dai pastorelli di Fatima era un coro d’angeli o la sigla dell’eurovisione. Sono dubbi che tornano d’attualità, ora che la televisione italiana è impegnata da mesi in una grande messa cantata, e su queste cose una parte dei cattolici proprio non vuole che si scherzi, forse perché accettando le critiche dovrebbero misurare quanta differenza c’è tra le loro parole e la realtà, e tra il linguaggio umile della Chiesa, e i suoi atti di potere.
Forse ora sono un po’ turbati da Stryx, un programma con la carica erotica e dissacrante di Walt Disney. O dal bellissimo anche se un po’ nordico Scene di un matrimonio di Bergman. Quale meraviglia che nessuno si turbi per altri programmi! Ma ormai, come telespettatori, tutti crediamo a tutto: anche ai telegiornali. Anche che non si possono fare show non regolarmente cretini, perché tanto gli italiani sono cretini, o non si possono fare inchieste e polemiche, perché gli italiani sono teste calde.
Il nostro rapporto con la Tv è un rapporto di fede. C’è una signora che scrive a tutti i direttori di giornale italiani ammonendoli a rigar dritto perché Gesù Cristo è tornato in terra e si è incarnato, per chi non lo sapesse, nel giornalista radiotelevisivo Nuccio Fava. Chi non crede alla Tv è il diavolo.
Invece, di questi tempi, c’è una sola cosa diabolica da fare: smettere di guardare (o guardare meno) la televisione. Uscire, leggere, parlare con la gente. Smettetela con la Tv, o le maledizioni diaboliche cadano su di voi. Che vi spunti un brufolo per ogni telefilm americano che si conclude con una risata generale, e un callo per ogni nuovo poliziotto, agente, detective, commissario o vigilante protagonista di una serie. Che vi arrivi in casa il conto di tutti i costumi degli show italiani di quest’anno, che vostra moglie/marito compri di nascosto per telefono, al prossimo numero di Portobello, il brevetto di un cavaturaccioli per mancini al costo di nove milioni e mezzo. Che vi capiti in casa il vostro migliore amico e vi sfoderi tutte insieme in una sola sera le battute degli spettacoli «divertenti» di quest’anno. Che il vostro televisore a colori da due milioni a ricerca automatica e quattordici canali si blocchi a Capodistria sul notiziario in lingua slovena.
Che uno scenografo di studio Tv vi arredi la casa con quattro raggi laser, due pedane ruotanti e quattro carri armati coperti di paillettes, che vanno avanti e indietro. Che vi nascano sei figli con gli occhi a monoscopio, le orecchie di Bernacca e il tupé di Bongiorno, e che piangano tutta notte e non si addormentino finché non gli fate sentire per intero un’intervista con Bodrato. E che, quando sono grandi, vogliano sposare sei ragazze di Blanisky. Che vostro marito/moglie si ingozzi di domeniche sportive fino al punto di non mangiare più se non gli fate rivedere alla moviola come avete fatto il sugo.
Che vi venga il bianco stanco sui denti, che il vostro deodorante vi pianti in asso senza spiegazioni, che la forfora vi sommerga come una tempesta di sabbia. Che abbiate un figlio o un amico in galera, e speriate che la televisione parli della lentezza della giustizia o di che razza di istruttorie si fanno di questi tempi. Che vi schiaffino quattro o cinque televisioni dc nella vostra città. Che vi aumentino il canone e stiate zitti. Che si spacchi la matita di Pastore e il busto di Fede, che esploda lo schermo e Andreotti impazzito si denudi in diretta urlando: «È vero, le lettere di Moro e i memoriali li ho messi in giro io, è tutto manovrato, tutto l’affare è una colossale presa in giro».
Questo vi succederà, e peggio, se non smettete. Intanto, per dare il buon esempio, salterò ogni tanto questa rubrica. Succedono cose anche lontano dalla televisione.