Dopo il successo della Guida di New York (Panorama 941), abbiamo rintracciato anche una Guida…
Il grande elettore della Dc
Quando uscirà questo pezzo, finalmente, non dovremo più agitarci incerti sul filo dei sondaggi, ma l’incubo sarà finito: una Dc bella, rimpolpata sarà forse la radiosa novità della scena politica (ah, se ci avessimo pensato prima!). Finirà il bombardamento di strategie, progetti, minacce di sorpasso e altre ideologie autostradali. Tanto la Dc le sue elezioni le ha già vinte in anticipo: ha piazzato in tv il 100% dei suoi candidati. Oltre ad Alimenti, Cetto, Ceccagnoli e Tamberlich, è riuscita nientepopodimeno che a fare vicedirettore Nuccio Fava. Se si pensa che nessuno ha protestato, convenite: è un bel successo.
È nota la storia di questa leggenda della velina. Anche al ristorante chiede cosa deve chiedere di primo a Galloni, la pietanza a Zaccagnini e alla fine telefona a Fanfani e dice «onorevole, scusi se la disturbo, va bene se dico: un gelato alla vodka, o sembra troppo di sinistra?». Quando lo vedete, soffrite con lui, per la sua lotta interna per essere il più immobile possibile: ha la cravatta che lo strozza come un cappio, la giacca che sembra una camicia di forza, non vuole fare un gesto, né dire una parola sbagliata. Tutto di lui sembra dire: non mi deve scappare. Nuccio Fava la tiene da vent’anni. È per questo che è così sollevato quando poi l’uomo politico di turno arriva e la fa lui.
La campagna elettorale, si dice, è stata noiosa. Anche le tv private non sono poi sembrate tanto meglio, con i Craxi autogestiti che vi invitavano nel salotto buono e l’intervista a Spadolini che debordava e macinava da una seggiolina minuscola, tanto che abbiamo il sospetto che con il calore dei riflettori stesse lievitando. Ci sono state anche cose interessanti, i dibattiti notturni tra ascoltatori alle radio libere, l’inchiesta sui preti in confessionale che invitavano a votare dc con relative preferenze, le trasmissioni sul parlamento della catena di radio radicali. Ma era possibile che alla tv, dove ci si scalda solo con le veline della Digos e con le imprese del papa anfibio, venisse fuori qualcosa di più vivo? Non è un caso che, dopo che Bubbico e soci avevano detto di non fare «politica» nelle trasmissioni (tanto Bubbico il suo comizio l’aveva già fatto ad Acquario), dopo che le censure ridicole hanno tagliuzzato i programmi, i telegiornali, Tg 1 in testa, siano diventati un deserto dove sembrava che in Italia le cose più sentite fossero il Festival di Cannes e la festa della ciliegia.
È proprio così: se non danno l’imbeccata la Digos e i partiti, per la televisione non esiste niente altro. Questa è stata sempre la vera «politica» televisiva: far finta di non vedere. È per questo che stando nelle piazze o in giro, durante tutte le ore di video, credo che avreste capito di più. Avreste visto nella mia città almeno le discussioni tra gente, i comizi liberali davanti a venti piazzaioli stralunati che andavano sotto il palco a dire «a deputà, dammi mille lire e io e i miei amici la mandiamo a Strasburgo». O i demonazionali che, essendo stato il loro palco coperto misteriosamente di letame, parlavano su un tavolino a un pubblico di poliziotti e, subito dopo, qualche bella carica di otto cellulari contro trenta persone e magari anche un agente che trovava la voglia di tirar fuori la pistola. Avreste visto Pannella contestato dai radicali dissidenti, Magri dividere la piazza, i dibattiti di Nuova sinistra con scontri vivacissimi sul terrorismo.
Avreste visto Malagodi urlare «Forza Bologna» per cercare di tener su l’uditorio abbioccato, le sfilate di gioielli e vestiti che andavano a vedere nei grand hotel serate cavial-politiche di Selva e simili, i galoppini dc portare contemporaneamente sei bottiglie di minerale sul palco ai candidati, le bimbe-miss con i fiori, i santini di Moro, i fischi, gli aeroplanini di carta e i senza casa che urlavano «La Camera a voi due camere a noi». O gli operai che gridavano al comizio Pci «Ingrao, non è che da domani ricominci a star zitto?». O il comizio di un simpatico matto di Union valdôtaine, Damiano Orelli, che radunava tremila persone in piazza Maggiore in una ironica recita di fanatismo comiziesco con cori, slogan, processioni e finti svenimenti.
No, queste cose non le vedrete mai in televisione, che (comunque vada il voto) è la prima vera grande elettrice democristiana e la prima vera grande rassegnata del nostro paese. Comunque, coraggio: via dal video e fuori in strada. Perché un sorpasso c’è stato: l’ha fatto Fava che è arrivato primo alla poltrona. Ma noi non sorpassiamo: i nostri problemi sono sempre lì, fermi in fila, come a un ingorgo di ferragosto.