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Indovina il virus!

È ora di andare in pensione. Come facciamo noi sedicenti umoristi a far fronte alla concorrenza? Ci scanniamo per tirar fuori una battuta, facciamo la nostra parte nel grande show che ci viene costruito intorno, e intanto politici, finanzieri, e persone cosiddette serie ci rubano il mestiere. Si sentono ormai così padroni di tutto, che hanno abolito il paradosso, e si divertono a saggiare fin dove possono sbizzarrirsi.

È stata questa una settimana di grande umorismo televisivo. Merito degli avvenimenti e dei commenti. Ha iniziato il Tg1 mostrando nel sommario la scritta «Giovanni Ventura è fuggito da Catanzaro».

Questa sì che è sintesi giornalistica! Andiamo forse verso un nuovo linguaggio transcontestuale. Esempi di nuovo sommario: «Petrolio: niente processo per il presidente del consiglio Athos Mario Preti».

Anche la notizia su Ventura era un brano di cabaret, con Paolo Fraiese imbambolato che sembrava dire «non guardate me, non l’ho preso io» e comunicava che c’erano 24 agenti di scorta, che la storia è inaudita, che la fuga era impossibile, il tutto seguito da una brutale intervista al pianerottolo e dall’aspra denuncia della tromba delle scale.

Perché non hanno chiamato in studio come esperto Silvan? Il Tg2 dal canto suo replicava annunciando trionfalmente un’intervista esclusiva a Craxi, con un entusiasmo da far credere che questa fosse la più ghiotta novità dell’anno. È noto che Craxi, come Beckett e Sofia Loren, non concede mai interviste, e che il Tg2 lo intervista solo in casi eccezionali quali congressi socialisti, saggi su settimanali o giorni dispari. Grande dunque lo stupore. Nel mio solito bar, covo di scettici, all’urlo «C’è Craxi al Tg2» si è sentito un coro «impossibile!» ma poi la gente si è accalcata al televisore.

Chi non l’aveva mai visto sgranava gli occhi: era come vedere per la prima volta il mare. Chi l’aveva già visto diceva: «Ho visto tutte e dieci le interviste degli ultimi mesi, e non ho perso una parola. Toglietemi tutto: ma per favore, non toglietemi le sigarette e le interviste di Craxi». Come è vero!

Un altro esempio di umorismo macabro c’è poi stato al Tg1 con la partenza dello scià. Il commento straziato sembrava quello dei film di guerra quando l’eroe parte per il fronte. Gli occhi dello scià erano «umidi». Farah si ramazzava il naso col foulard di Chanel. Povero ragazzo! Cacciato via dal suo paese solo per un po’ di regime e alcune migliaia di morti! Ora, diceva commosso il commentatore, lo attende un lungo viaggio. Noi siamo sensibili al problema dell’emigrazione. Questo povero scià che se ne va verso un incerto destino in terra straniera, ci riempie di sdegno. Pensate: in America lo attende la somma di milleduecento miliardi di lire (quaranta milioni per ogni iraniano massacrato dalla sua polizia segreta). Andrà a vivere ad Acapulco, uno dei più sordidi quartieri-ghetto del Messico. Che pena!

Non piangevamo così da quando a Heidi casca lo zoccolo nel secchio del latte e da quando ci hanno detto che Beruschi tornerà in televisione. Eravamo tristi anche perché è finito Atlas Ufo Robot, il telefilm di propaganda alla corsa agli armamenti, che nel prossimo ciclo riprenderà con i terrestri che hanno organizzato una flotta di cinquanta astronavi da guerra mobilitando anche i nonni classe 1910 e il bambino che finalmente ha anche lui il triciclo spaziale.

Ma il sorriso è tornato sul nostro volto guardando l’intervista che il direttore dell’ospedale concedeva sul caso dei trentotto bimbi morti a Napoli. Il professore diceva che non c’è niente da fare, che il virus è misterioso, che indagini erano in corso, che si sospettavano collegamenti con virus tedeschi: insomma, sembrava di essere tornati ai tempi del sequestro Moro. Poi ha concluso dicendo che comunque il virus era senz’altro o un virus osseo, o un virus gonococco, o un virus dell’ulcera, o varicella o peronospora insomma in sostanza un virus gastroenterico, o un virus respiratorio. Come dice Santillo, stiamo seguendo tutte le piste. Ma forse tutto questo non interessa più tanto. Per fare un discorso serio sulla ricerca medica e scientifica in Italia, e farlo uscire dall’orario di mezzogiorno e dalle trasmissioni specializzate o sponsorizzate dalla Nasa, bisognerebbe fare un «indovina il virus», con Mike Bongiorno decorato di scarlattina, la valletta itterica in pigiama e il notaio che dirige dal letto rantolando e scatarrando. Allora sì, ci sarebbe grande interesse di pubblico e di stampa. Che ridere, a pensarci!

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