laRepubblica 4 aprile 2020 Ogni solitudine contiene Tutte le solitudini passate Il signor Eremio viveva…
La leggenda del santo allenatore
In ordine alla causa di beatificazione di Josè Mario dos Santos Felix Mourinho per gli amici Mou, ecco i dati raccolti a favore e contro.
Biografia
Josè dos Santos Mourinho nasce a Setubal in Portogallo, e ha un’infanzia felice ma turbolenta. In lui si manifesta subito lo spirito anticonformista che lo accompagnerà tutta la vita.
A cinque anni ha già la barba e gioca a pallone solo contro al muro, mandandosi a fanculo quando sbaglia. I suoi libri preferiti sono le satire di Manuel Maria Barbosa du Bocage, poeta portoghese romantico e ribelle, e la “Ciencia della provocaciòn futbolistica” di Pablo Cabrones, leggendario allenatore di calcio dal pessimo carattere che dopo aver picchiato una ventina di arbitri e cambiato centoquindici squadre sparì nel Mato Grosso.
Il padre di Josè è portiere della squadra del Victoria Setubal, e Josè ama andare negli spogliatoi e a bordo campo, annotando sul suo famoso taccuino tutto ciò che vede. Dopo una partita, vedendo un presidente di calcio che regala dei Rolex ai guardalinee, ha l’intuizione che lo renderà famoso. Il calcio non si gioca solo con i piedi, ma anche con l’astuzia e la dialettica.
Prova a diventare calciatore, ma nonè il suo sport. Mentre si gioca annota la posizione degli avversari in campo, manda a fanculo il suo marcatore dicendo di non stargli così vicino, e fa turbolente discussioni col pubblico. Il risultato è che tocca il pallone tre volte a partita.
Diventa professore di educazione fisica. Ma anche in questo lavoro il suo carattere è troppo fiero ed esigente. I genitori non accettano il fatto che venga a prendere i loro figli alle tre di mattina per andare a far footing nella neve.
Entra nel calcio allenando le squadre giovanili del Victoria Setubal. Si capisce subito che ha della stoffa. In un incontro di allenamento, la sua squadra pulcini, formata da ragazzini di otto anni, inchioda sul pareggio la nazionale spagnola. Gli spagnoli si lamentano per il gioco duro dei bambini e le numerose testate nelle palle ma Mourinho li manda a quel paese. Ed ecco che incontra uno dei tre uomini fondamentali della sua carriera: l’allenatore Bobby Robson. Bobby, burbero e generoso, sarà per lui un grande maestro. All’inizio Mourinho gli fa da vice e da traduttore. Mourinho non ama l’inglese e Bobby non conosce il portoghese: il fatto che si parlino a gesti evita litigi e allena la famosa mimica mourinica. Poi Josè allena il Benfica, il Porto e infine conosce il secondo uomo fondamentale per la sua carriera. Il miliardario russo Abramovich. Abramovich lo convoca sul suo yacht di centoventi metri con timone di platino e salvagenti di Armani. Gli offre di allenare il Chelsea. Compra quintali di giocatori ma Mourinho non lega molto con lui. Josè è raffinato e non sopporta che Abramovich parli sempre con del caviale in bocca.
A questo punto Josè conosce il terzo uomo del destino, Massimo Moratti. Moratti lo riceve sul suo maxi-gommone Pirelli con volante leopardato e gli offre l’Inter. Moratti è distinto, non parla col caviale in bocca anche se sembra che ce l’abbia, edè un vero appassionato di calcio. Gli compra fior di giocatori. Il resto è storia recente.
Cosa dicono i nemici
Mourinho dice che da noi non si sente a casa, ma in realtà ha imparato perfettamente lo stile italiano. Ha capito che se dice una cosa ironica o intelligente nessuno lo considera, ma se spara una perfidia o un’insinuazione tutti impazziscono. Pur essendo diverso dei berciatori nostrani, è sempre incazzato e con il broncio. È paterno ma spietato con i giocatori. Ha lasciato fuori Balotelli perché non tornava indietro a marcare il suo uomo. Balotelli ha cercato di giustificarsi dicendo che non poteva marcarlo in quanto in quel momento era in una discoteca a trenta chilometri dallo stadio. Altro difetto: Josè denuncia complotti dappertutto. Ma a differenza del nano milanista, non smentisce subito dopo.
Cosa dicono gli amici
Mourinho ha senso dell’ironia, e si diverte. Spesso dice la prima cosa che gli passa in testa, ma sempre meglio di Calderoli. Talvolta è presuntuoso, ma un centesimo di Lippi. Il suoi italo-portoghese è spesso sommario, ma è lingua dantesca in confronto a Gasparri. Ce l’ha con gli arbitri ma non ha mai pronunciato l’ipocritissima frase «gli arbitri sono sempre in buonafede». Mourinho ha causato un movimento di estimatori e contro-estimatori, i muisti e gli antimuisti. Le donne lo trovano irresistibile, un incrocio tra un romantico hidalgo e un pistolero da spaghetti-western. Gli uomini gli invidiano lo stile e lo stipendio. Gli antimuisti invece lo beccano qualsiasi cosa faccia. Su Internet ha un Facebook con trecentomila iscritti e un grande sito «Io odio Mourinho».
Come finirà (sette ipotesi)
Uno. Mourinho e l’Inter vinceranno la coppa. Mourinho verrà fatto santo e una sua statua in rame dorato verrà issata vicino alla Madonnina del Duomo, con gran rabbia di Silvio che aveva già appaltato ad Anemone la ristrutturazione delle guglie. Per rafforzare la squadra Mou chiederà Messi, Drogba, Tyson e i trecento migliori giovani giocatori africani perché bisogna pensare un po’al vivaio. Come direttore tecnico, farà tornare Paolo Cabrones.
Due. Mourinho perderà la coppa. Verrà processato e tutti i giornalisti diranno che non è affatto speciale come dice di essere. Chiederà di rafforzare la squadra e Moratti gli comprerà tre juniores maltesi, e un asso brasiliano dal nome di Tarcisinho, che a un più attento esame risulterà Burgnich riciclato. Come direttore tecnico, gli verrà affiancato Moggi. Josè dovrà farsi la barba ogni giorno con una crema al pistacchioe verrà costretto a vivere in un condominio tutto abitato da guardalinee.
Tre. Sia che vinca sia che perda, Mourinho andrà al Real Madrid. Una volta arrivato a Madrid gli diranno che però il Real ha un nuovo proprietario, un uomo misterioso che è arrivato nella notte e ha comprato la squadra in contanti. Mourinho si accorgerà con terrore che il compratoreè Moratti, e che non si libererà mai più di lui.
Quattro. Mourinho riceverà un’offerta-ricatto da Berlusconi. Se non accetterà di andare al Milan tutte le tivu e i giornali di Silvio prepareranno dossier su di lui. Il diabolico Mourinho accetterà e inventerà il “party training”. Dopo ogni allenamento, sei volte alla settimana, sarà obbligatoria una cena con trippa e bomboloni, poi discoteca, veline e strip integrale di Galliani. Berlusconi comincerà a avere sospetti di sabotaggio solo quando vedrà in calendario Milan-Solbiatese.
Cinque. Mourinho fuggirà nel Mato Grosso dove incontrerà nuovamente il suo idolo Paolo Cabrones. Sei anni dopo, la squadra del Manaos Cannibals vincerà la Coppa dei Campioni. Questo grazie a una tattica segreta. I Manaos giocano col modulo 1-4-3-3. Gli avversari finiscono sempre col 1-3-2. Cinque spariscono misteriosamente.
Sei. Mourinho diventerà presidente del Portogallo e farà Cassano ministro alla Cultura. Sempre meglio di Bondi.
Sette. Mourinho farà di testa sua, come ha sempre fatto. Quindi auguri di cuore a lui e all’Inter, con tutta l’invidia di uno che, ahimè, è tifoso del Bologna.