“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
La maledizione di Firmathus
Abbiamo avuto qualche dubbio a pubblicare la quarta
puntata del «racconto con ricatto» di Stefano Benni: attraverso le
banche, questa settimana sono arrivati soltanto 252 abbonamenti. Ma il
mancato arrivo dei dati delle poste ci ha convinto a rischiare, nella
speranza che il dato globale della settimana raggiunga il numero
richiesto di 350 abbonamenti. Attenti, però: Magaloot ci ha fatto
sapere che se i lettori non staranno ai patti si suiciderà, privandovi
del finale del racconto, atteso per giovedì prossimo. Per leggere la
quinta e ultima parte dovrete inviarci almeno altri 300 abbonamenti.
Nei corridoi del castello di Cristallo fervevano i
preparativi per la festa. Camerieri portavano qua e là vassoi di
leccornie dolci e salate, insieme a grandi zuppiere di panna e cocaina,
parrucchieri correvano da un stanza all’altra per sistemare le ultime
acconciature, sarti urlavano isterici contro modelle esangui e torvi
modelli. Magaloot e Balenciago decisero che bisognava agire prima che
la festa cominciasse.
Così, con la scusa di mettersi in ghingheri, seminarono la scorta e strisciarono nei corridoi,
fino alle camere di Re Firmathus.
***
Davanti alla porta
non c’era scorta.
— Fa rima, ma è strano — disse Balenciago.
— E’ strano ma entriamo — aggiunse Magaloot.
Così si introdussero nella stanza del re mago. Un salone di marmo nero
adorno delle stoffe più preziose nonché dei più costosi flipper di
antiquariato e moderni videogiochi.
In mezzo alla stanza c’era un
letto a baldacchino largo come un campo da tennis, e sul letto stava
Firmathus. Era effettivamente brutto, piccolo, pelato, con due
occhietti da suino.
— Finalmente siete arrivati, amici — disse con un sorriso.
— Stiamo attenti, è una trappola — disse lo gnomo.
Ma Firmathus si avvicinò con passo zoppicante e prese a baciar loro le mani con viscida sollecitudine.
— Ascoltate la mia triste storia, o stranieri attesi con ansia — disse —
Una decina di anni fa io ero il modello più bello e pagato della
ragione del Satin. Avevo donne, uomini e cammelli per il mio piacere.
Ma ero vieppiù ambizioso. Così decisi di recarmi dalla strega Ranilda.
— Ahi, ahi — disse lo gnomo, che la sapeva lunga.
— Ahi ahi, hai detto bene. Era una donna di grandi poteri e ancor più
grande malvagità. Inoltre, se mi è lecito dirlo, era anche un’emerita
vacca. Tutti i cavalieri del regno erano passati per il suo talamo,
poiché conosceva ogni sorta di sortilegi e filtri d’amore ed era una
spietata e sadomasica dominatrice. Seppi che voleva conoscermi, avendo
avuto notizia della mia leggendaria avvenenza. Ahimè! Ne fossi rimasto
lontano. Ma voi sapete, la vanità, la curiosità, l’avidità.
— La golosità, la cupidità — fece eco Magaloot.
— La megalomanità è la deriva verso il populismo — aggiunse Balenciago.
— Taci gnomo. Ebbene io mi recai nel suo antro, e le chiesi di farmi
diventare l’uomo più potente del paese. In cambio le avrei concesso la
mia bellezza per una o più notti.
Era alta, racchia, verdastra e
verrucosa. Spense le luci e al buio mi si avvinghiò. Per tre notti ci
avviluppammo nelle sue lenzuola paludose e unte, e lei gracchiò e
crocidò di piacere. Nell’oscurità io ero al contempo estasiato e
schifato, poiché grande era il suo potenziale erotico. Aveva un lingua
di un metro e mezzo che usava con grande destrezza, per frustare,
avvolgere, inserirsi e…
— Va bene, abbiamo capito — disse Magaloot un po’ nauseato.
— Ebbene, quando al mattino del quarto giorno la stregaccia spalancò le
finestre e la luce entrò nella stanza, il sortilegio era compiuto. Lei
era diventata bellissima, di carnagione olivastra e con un corpo da
mozzare il fiato. Io invece mi ero trasformato nel rospo che vedete.
Aveva succhiato la mia bellezza…
— Mica solo quella — disse Balenciago, che era incline al doppio senso.
— Zitto gnomo. Dopo avermi così usato, Ranilde mi disse: eccoti
accontentato o ambizioso Firmathus. Ora sei l’uomo più potente del
paese. Tu non lo sai, ma mentre facevamo sbattilaquaglia, hai ricevuto
in eredità da un tuo zio marchese, terre e castelli. Ed è solo l’inizio
della tua fortuna.
***
— Ma il mio bel corpo. I riccioli biondi, i deltoidi, il trocantere…
— Avevi detto che volevi diventare potente, non che volevi diventare più
bello — disse Ranilde con una risata sardonica, e mi congedò.
Ciò raccontato Firmathus versò una lacrima e si soffiò il nasone.
— Ecco la mia triste storia, stranieri. Così mi dedicai alla moda,
cercando in essa la bellezza che avevo perduto. Resi belli gli altri,
poiché io non lo ero più. Insieme al potere avevo ereditato anche un
fine gusto e un indiscutibile talento…
— Insomma… — disse sottovoce Balenciago.
— Zitto gnomo — disse Magaloot.
— Ma non ne posso più di botulino, di lifting, di peeling, di parrucche,
di tacchi, di cipria — si lamentò Firmathus — rivoglio la mia bellezza.
Non voglio più essere un orribile nano. Nessuna ricchezza vale un buon
rapporto con il proprio corpo…
— Giusto — disse Balenciago…
— Storia istruttiva — disse Magaloot.
***
Seguì un silenzio di un minuto e tredici secondi in cui si sentì solamente
l’eco di una musica lontana e un sottile peto di provenienza incerta.
— Ehm, re Firmathus — disse alla fine Magaloot — posso dire una cosa?
— Certo cavaliere — disse il re.
— Noi che cazzo c’entriamo?
— Ma diamine — disse il re — voi conoscete benissimo l’autore di questa
storia. Siete i protagonisti, gli eroi positivi. Dovete quindi chiedere
all’autore che trovi una soluzione a questo inghippo.
— Ma veramente io non so — disse Magaloot — dal punto di vista letterario e semantico,
secondo Barthes e Villon, il rapporto tra autore e creazione…
— Spesso — disse lo gnomo — noi personaggi siamo semplici pedine, e non
conosciamo chi muove i fili della nostre trame. Inoltre, si sa che le
favole hanno un andamento lineare e che…
— O mi aiutate o vi faccio castrare — disse il re, con semplicità.
— Ecco la soluzione — disse subito Magaloot — basta che io parli e, in
quanto protagonista, quello che racconterò indirizzerà lo svolgimento
del racconto. Dunque vediamo un po’. Io voglio la magica password per
accedere alla grotta del drago Elibus. Lo gnomo Balenciago vuole
uccidervi per ragioni politiche e voi volete la bellezza perduta per
colpa della strega Ranilda. Bisogna trovare una trama che compenetri
questi tre desideri…
— Ci sono — disse lo gnomo — io sono in realtà il figlio segreto di Ranilda.
— E poi?
— Poi non so andare avanti… — ammise il nano sconsolato.
— Uffa — sbuffò Firmathus.
— Aspettate aspettate — disse Magaloot — dunque, io dico che il
sortilegio della regina Ranocchia dura soltanto dieci anni. Quindi tra
qualche istante svanirà.
— Non vedo allora quale sarebbe il vostro
merito e perché dovrei darvi la password, e perché non dovrei far
impiccare questo gnomo anarchico e tirannicida — disse Firmathus.
— Avete ragione — disse Magaloot — dunque aspettate… ecco, ecco, ci
sono. La malvagia Ranilda ha compiuto il suo sortilegio, ma come mi ha
spiegato Fanfal, anche se è una strega potentissima, essa è sottomessa
al codice della Magia e al principio di reversibilità.
— Ovvero? — disse il re.
— Se voi con cuore puro e animo disinteressato rinunciate all’effetto dell’incantesimo,
esso svanirà.
— Sicuro?
— Certo che sì. Quindi dovete rinunciare al regno e a tutti i vostri
averi e donarli agli gnomi anarchici che ne faranno una repubblica
moderatamente socialdemocratica, in cui tutti saranno vestiti
sobriamente.
***
— Mi sa di fregatura — disse il re.
— Mai come quella che avete beccato dieci anni fa.
— Va bene — sospirò re Firmathus — allora io abdico ai miei poteri e
eleggo te, Balenciago Betonius Barattolino Parvusculus Gnombus IV della
Pigna Suadente come mio successore col titolo di Firmino primo.
— Evviva — gridò lo gnomo — morte al tiranno!
— Guarda che sei tu il re adesso — disse Magaloot.
— Alludevo a un tiranno mesopotamico.
Firmathus toccò tre volte con lo scettro Balenciago. Si udì il consueto boato con
fumo, una scossa sismica di sesto grado e al termine la scena fu questa.
Lo gnomo stava sul trono.
La regina Ranilda dormiva e non si era accorta di essere ritornata uno scorfano.
La corte era tutta vestita in jeans.
Re Firmathus era alto, bellissimo, sensualissimo. Però era una donna.
— Veramente non tutto è andato dritto — disse guardandosi allo specchio —
ma anche così non è male. D’ora in avanti il mio nome è Naomi. O bel
cavaliere, eccoti la password per la grotta delle Nuvole.
— La password è “funivia”?
— No, mio valoroso quanto ignorante cavaliere. Questo è un biglietto di andata e ritorno per una funivia.
Non sai cos’è?
— Affè mia no…
— E’ una moderna stregoneria, una casa volante. Ti porterà alla grotta
del drago. Sali sulla montagna a duemilacinquecento metri, e
incontrerai il tuo destino.
E così Magaloot…
Se volete sapere come finisce la storia…