“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
Lamento della principessina…
Lamento della principessina
Silvia Gnorri d’Arcore
che con una serie di deliziose
gaffes si divertì a incamminare
il suo paese verso la guerra civile.
OH IO NON SEPPI MAI
delle nomine Rai
e ne sono, lo giuro
nobilmente all’oscuro
conobbi una Letizia
una sera a Venezia
e discutemmo un po’
di uncinetto e tricot
d’altro non si parlò
Le sei televisioni?
Ma che esagerazioni!
Ne ho sol una, minuscola
foderata di mussola
col bulbo di opalina
dono di zia Bettina
ma non la guardo mai
vado presto a dormire
son pura come un giglio
come un giglio vo’ morire
OH, PERCHÉ MI EVOCATE
le crudeli visioni
di pensioni mozzate
di tagli a sovvenzioni
io che ogni volta svengo
sol nel vedere il gambo
reciso di una rosa
oh ma che orribil cosa
come posso pensare
ai problemi del Ruanda
se nel cuor mi risuona
il lamento della Standa
conosco i miei ministri
sol per sentito dire
lungi da me, manovra
impopolare piovra
dalle viscide spire
son pura come un giglio
come un giglio vo’ morire
RAZZISMI DILAGANTI
e fascisti arroganti
risse, insulti e minacce
fremiti di squadracce
nulla, davvero nulla
fa parte del mio frale
animo di fanciulla
lasciatemi tranquilla
nella campestre villa
tra un libro del mio Licio
e le fusa del micio
il poster di Maldini
e il bronzetto di Fini
Mozart, una tisana
e Letta che ricama
voci volgari e rozze
non voglio più sentire
son pura come un giglio
come un giglio vo’ morire
OH IL GRIDO D’AGONIA
della democrazia
così mi par che strida
il cigno sulla riva
oh quanto poco stile
questa guerra civile
epurate, vi prego,
lontan dal mio gazebo
Non è la sera, questa
ho tanto mal di testa
davanti allo specchietto
compagno prediletto
mi voglio rimirare
disegnarmi di neri
capelli un vasto mare
e solo un po’ sognare
sognare e poi dormire
son pura come un giglio
come un giglio vo’ morire