Dopo il successo della Guida di New York (Panorama 941), abbiamo rintracciato anche una Guida…
Li ho visti! Son più di 200
La tribù dei cantanti è forse una delle più terribili che infesti gli azzurri spazi della nostra Tv. Non c’è spettacolo, rubrica, angolino o quarto d’ora del video in cui i componenti di questa tribù non riescano a infilarsi. Con la stagione turistica essi si scatenano ulteriormente. Si formano le tribù di cantanti cosiddetti «nomadi». Essi hanno un capo spietato e crudele, Daniele Piombi, detto «Grande-falco-benvenuti-a-Salsomaggiore». Presentati da Piombi i cantanti piombano nelle pacifiche cittadine italiane e le cantano fino all’ultimo uomo.
Pretesto di queste scorribande in collaborazione con l’azienda di soggiorno, è quasi sempre un premio (di regia tv, il miglior cantante debuttante, il disco dell’estate, il disco invernale, il discomare, il disconeve, il discofrana). Oppure la fusione tra panorama locale e bellezze canore (Musicapri, Incontro a Taormina, Saint-Vincent estate, Castrocaro insieme). Ingredienti: una piazza, quattro cartoline da mettere davanti alla telecamera, una veduta del golfo, un comico, Daniele Piombi e cantanti assortiti. Quelli più di moda adesso sono: il complesso dei «cugini di campagna», «il giardino dei semplici», «il bosco dei fessi», tutti ragazzi coi capelli corti e l’aria per bene, col cantante solista che bela. Il gruppo di colore che zompa di qua e di là per far vedere come l’industria discografica abbia reso brutta e banale anche la musica negra. Il cantante confidenziale dagli amori disgraziatissimi che canta «Una bambina tu sei» e «I tuoi capelli sul cuscino/il motorino/nel comodino» e ha sempre qualche problema con una minorenne. La coppia lui e lei che canta tenendosi per mano. E naturalmente, il «big».
Dopo una breve presentazione di Piombi, che definisce la città orgoglio delle Dolomiti, gemma della Maremma o cocca di mamma bella dello Jonio, i cantanti arrivano sul palcoscenico, boccheggiando in play-back come un branco di trote. Oppure amano farsi riprendere sullo sfondo del paesaggio. I complessi col cantante-capretta preferiscono i boschi e il mare in controluce, magari con un pescatore che aggiusta le reti. Il cantante infelice preferisce camminare sul bagnasciuga con un’espressione così perplessa e sofferta che non si capisce se è perché la sua bambina lo ha bidonato o perché ha pestato qualcosa di non previsto dal copione.
Il «big» invece sta seduto annoiato sul molo. Più è big, e meno si dà da fare. I veri big cantano e mangiano la pizza, dormono, si tagliano le unghie dei piedi, senza mai guardare la telecamera. Ultimamente per sforzarsi di meno i cantanti hanno inventato il «cocktail musicale». Sulla base di un ritmo sempre uguale, nella stessa tonalità, si possono cantare sfilze di canzoni vecchie e usate, senza far fatica a farne di nuove. C’è chi è capace di rifilarci tutte in fila Sapore di sale, La montanara, O Cangaceiro, In the mood, la Warsawianka, il duetto del Tristano e Romagna mia senza neanche respirare dal naso. Dopo aver colonizzato il paese, aver preso il disco d’oro e i soldi, la tribù riparte e si divide: c’è chi ha uno show tutto per sé e chi è costretto a cantare a «dimmi come mangi» sullo sfondo di un piatto di gnocchi. Chi fa l’ospite d’onore e chi il padrone di casa. Ci sono gli special brevi, i «dieci minuti con Alan Sorrenti», l’«incontro con i Matia Bazar» e «in ascensore con gli Alunni del Sole».
C’è chi fa i caroselli, chi presenta, chi fa le sigle per i bambini. Alla faccia dei disoccupati! Se gli va male, gli organizzano apposta un «discorogna» per il cantante più sfortunato dell’anno. La Tv è una grande casa: c’è posto per tutti e la tribù prolifera a vista d’occhio. Nella cittadina, passata la tribù, si contano i feriti e gli autografi. Ma non c’è pace. Si sta ancora smontando il palco del discoestate, che già arrivano nuovi pulmini Tv. In lontananza, si risente il ben noto ululato.
La vedetta arriva in paese urlando «li ho visti! Sono più di duecento e c’è anche un complesso della Martinica che vuol ballare in un campo di cocomeri!». I vecchi armano i fucili. Le donne nascondono i bambini. Le aziende di soggiorno nascondono i panorami. Niente da fare. Il cantagiro è a soli tre chilometri. Neanche il tempo di mangiare, e poi la piazza verrà invasa. Le «carovane canore» sono ormai padrone dell’Italia, e ne raggiungono ogni angolo. Una scialuppa con Piombi e I Ricchi e Poveri punta minacciosa verso Pantelleria. Almeno nell’idiozia, il decentramento lo abbiamo ottenuto.