“Ho venduto a diecimila euro le mie vecchie catene da neve, quindi parteciperò alla sottoscrizione”
Magaloot nel castello di Firmathus
Anche la seconda puntata del «racconto con ricatto»
di Stefano Benni ha prodotto un buon afflusso di abbonamenti (415 in
una settimana, ma il numero totale dei rinnovi è ancora
insoddisfacente) pubblichiamo oggi la terza puntata. Per leggere la
quarta parte del racconto dovrete mantenere la media e inviarci almeno
altri 350 abbonamenti. Sennò che ricatto sarebbe?
Smerdatosi, Magaloot attraversò il bosco di
Myrmecoin, cibandosi di bacche radici e fette di sughero, finché sbucò
in un vasto altopiano. Da lì si scorgeva la valle di Satin, e in fondo,
lo sfavillante castello di cristallo del re Firmathus, mago e stilista.
Man mano che procedeva, si rendeva conto di quanto quei luoghi erano
ameni e esclusivi. L’erba pareva velluto, gli alberi erano potati in
fantasiose acconciature, i funghi brillavano di lustrini e persino gli
uccelli avevano piume e colori mai visti. Magaloot incontrò una decina
di nani taglialegna che non indossavano i rozzi abiti della loro etnia,
ma eleganti cardigan e kilt scozzesi. Tra gli alberi saltellavano ninfe
in abiti di seta e satiri in trench.
Quando fu a breve distanza dal
castello, Magaloot vide attraverso i muri trasparenti un gran numero di
elegantissime dame e sciccosi cavalieri, e tessuti di ogni foggia, e un
gran fervore di sarti, e nastri e gale volteggiare nell’aria, e telai
ronzare e aghi lampeggiare. Si fermò sulla riva di un laghetto, a
contemplare quello spettacolo: in quel castello nascevano le magie e le
mode che poi contagiavano i territori dell’Occidente.
Così sedeva
pensoso su un tronco, quando gli si avvicinò uno gnomo particolarmente
elegante, con la barba di cachemire. Lo guardò con aria spaventata e
disse:
— O straniero, non so cosa ti porta qui. Ma sei in pericolo!
Firmathus non ama la gente malvestita e tu, davvero, sembri uno
spaventapasseri.
Magaloot stava per rispondere piccato che lui era
un principe vestito dalla sartoria reale di Pigrum, ma si diede
un’occhiata di controllo e capì che lo gnomo aveva ragione. I lunghi
giorni di viaggio avevano ridotto il suo bel completo da caccia a un
cencio, gli stivali erano sformati e fangosi, il cappello piumato era
ricoperto di guano e foglie.
— Accidenti — disse — Hai ragione, sono proprio grossier. Dove posso trovare dei vestiti nuovi?
— Troppo tardi, cavaliere — disse lo gnomo — la squadraccia dei Fascionisti t’ha visto
e sta piombando su di te.
Infatti Magaloot vide arrivare dal castello un drappello di soldati con
attillate divise nere, occhiali neri e stivali di coccodrillo. Li
guidava un capitano in tailleur.
— O straniero volgare e inelegante — urlò il capitano — pagherai cara l’offesa
di aver deturpato l’elegantissimo regno di Firmathus.
— Morte al lungagnone buzzurro — gridarono i fascionisti, puntando verso Magaloot alabarde
di cristallo Swarowsky.
Magaloot comprese che era il momento di infilarsi l’anello magico al dito. Lo
fece, sentì il botto magico con fumo e capì che si era trasformato. I
soldati si arrestarono di colpo.
— Sono diventato invisibile — pensò Magaloot — l’incantesimo ha funzionato.
Subito, però, si accorse che il capitano Tailleur si avvicinava, con l’aria di
vederlo benissimo. Ma non aveva più lo sguardo truce di prima, anzi
sembrava pieno di benevolenza.
— Affè mia, cavaliere — disse con un
inchino — i miei occhi non sono più quelli di una volta! Da lontano
avrei giurato che eravate di taglia offensivamente abnorme e assai
malvestito. Vedo invece che siete un vero damerino. E’ un onore per noi
avervi in visita nel nostro regno.
Magaloot non capì. Buttò
un’occhiata nell’acqua del laghetto, e si vide specchiato. L’anello non
l’aveva reso invisibile. Semplicemente ora era alto un metro e
cinquanta, con una parrucca bionda cotonata, occhiali da diva e un
completo tutto rosa, compresi gli stivali.
Si accorse parimenti che anche il capitano e i soldati fascionisti erano alti non più di un metro e mezzo.
— Vi scorteremo al castello — disse il capitano — stasera ci sarà grande festa.
Non potete mancare. Avete uno scudiero?
— Io sarei onorato di esserlo — disse lo gnomo.
— Il vostro nome, signore?
— Balenciago Betonius Barattolino Parvusculus Gnombus IV della Pigna
Suadente, sarto e parrucchiere nel bosco Alto. Tra i miei clienti il
conte Charles, il re degli Elfi Loobus, la Volpe Sofronia, e …
— Va bene, va bene — disse il capitano, dopo aver consultato un quaderno
— scusate se ho controllato, ma ci sono tanti ribelli in giro.
— Cialtroni sovversivi, invidiosi della bellezza e dell’eleganza del nostro re —
disse lo gnomo inchinandosi.
— Ben detto — disse il capitano — Orsù andiamo.
Così si diressero verso il magico castello. E durante il tragitto, parlando
in disparte con lo gnomo, Magaloot capi meglio la situazione.
— Vedete, cavaliere dai poteri stregoneschi — gli sussurrò Balenciago —
Firmathus è un re mago potentissimo e assai crudele. E’ brutto, basso e
pelato, perciò non tollera che nel suo regno entri qualcuno più alto di
un metro e mezzo, che non sia calvo e imparruccato, e naturalmente che
non si conformi alla sua idea di eleganza.
— L’anello magico mi ha agghindato e accorciato — disse Magaloot.
Ma a mezzanotte il suo effetto cesserà.
— Non temete — disse Balenciago — sarò al vostro fianco. Faccio parte
della Lega, Lega emancipazione gnomi anarchici. Anche io voglio
vendicarmi di Firmathus, egli fece uccidere mio padre, Faruf il lungo,
perché era uno e cinquantadue.
— Ma come fate a fidarvi di me?
— Fanfal mi ha avvertito — disse Balenciago sorridendo sotto la barba,
o almeno così Magaloot immaginò.
E insieme entrarono nel castello di cristallo. E sapete cosa videro?
Se volete saperlo…